Brenta, l’ira dei battellieri senza ristori: in 300 a casa. Dieci milioni di euro persi
Le aziende del Consorzio occupano 300 persone, hanno perso il 70 per cento del fatturato e non ricevono aiuti da un anno
Alessandro Abbadir
STRA. Quasi 10 milioni di euro di fatturato perso nel 2020, 300 persone a casa senza lavoro dall'inizio della pandemia con prospettive di restarci anche nel 2021.
Nel 2020 il fatturato è crollato del 70% e nel 2021 si rischia il bis, con la metà delle aziende di battellieri (una decina in tutto) che se continuerà in questo modo senza sostanziosi aiuti. Gli unici rimborsi arrivati alle aziende sono dell’anno scorso e irrisori.
Lo scenario che delinea Antonio Piccolo, presidente del Consorzio Battellieri del Brenta ad un anno di distanza dall’inizio della pandemia, è drammatico. Il Naviglio del Brenta che si snoda da Fusina a Stra è solcato ogni stagione da marzo a ottobre da una quindicina di imbarcazioni di medie dimensioni che trasportano i migliaia di turisti a visitare le bellezze naturalistiche dell'area e soprattutto i gioielli architettonici delle ville dei patrizi veneziani che sono state costruite nei secoli scorsi.
Le ville visitabili in Riviera sono oltre il centinaio, fra le più note si sono villa Foscari La Malcontenta, villa Widmann , villa Valmarana (del Palladio), villa dei Leoni, villa Venier tutte la Mira e poi e villa Pisani a Stra senza contare gli scorci del centro di Dolo, e Mira Porte.
«La stagione l’anno scorso», spiega Antonio Piccolo, «è cominciata solo in giugno. Da quel momento abbiamo cercato di coinvolgere tanto turismo locale italiano e tanto turismo interno alla regione. Abbiamo organizzato pacchetti vista la situazione proprio per incentivarlo. Il turismo dall’estero invece è stato di fatto cancellato. Ora non si capisce come si potrà ripartire. Le persone per viaggiare hanno bisogno di tranquillità e finché non si procederà con la vaccinazione, in tutti i Paesi del mondo o perlomeno dell’Europa e in Italia, da questa situazione non se ne uscirà».
Il presidente del Consorio dei Battelieri del Brenta sottolinea come in Riviera a rimetterci siano insieme ai battellieri, anche tutte le attività collegate al comparto. «Dipendenti direttamente preposti alla gestione dei battelli e della navigazione», spiega Antonio Piccolo, «ce ne sono circa 130, ma collegati come guide turistiche, ristoranti, aziende di catering ed eventi si arriva tranquillamente a circa 300 persone che dal 2020 sono senza lavoro o hanno lavorato a sprazzi». E poi c’è la la questione dei rimborsi che Piccolo considera «un caso purtroppo esemplare, perché ci sono stati dati dei ristori-rimborsi solo ad aprile dello scorso anno e sono arrivate finora cifre per le aziende di 5-10 mila euro al massimo».
Sono cifre irrisorie ed inconsistenti di fronte alle necessità delle imprese che hanno visto crollare i fatturati. «Qui come aziende battelliere», sottolinea il presidente del Consorzio, «abbiamo perso nel 2020 il 70% del fatturato. Una cifra che si avvicina su base annua ai 10 milioni di euro. I rimborsi devono essere fatti sui cali dei fatturati non su interventi una tantum o di poco conto. Chiuderanno metà delle imprese».
I battellieri infine fanno un appello per sostenere un’attività tradizionale della rete di fiumi e canali del bacino lagunare . «I Comuni dell’area, la Città Metropolitana e la Regione Veneto», conclude il presidente dei battellieri, «devono aiutare le aziende ad essere pronte alla ripartenza con iniziative di valorizzazione del nostro territorio». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori