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Piano quartiere dell’ex Umberto I Sarà tutto pronto per fine anno

L’assessore De Martin risponde alle opposizioni «I padiglioni ad uso pubblico valgono 9 milioni di euro»

Mitia Chiarin
2 minuti di lettura



Progetti entro il 2021 per il futuro quartiere dell’ex Umberto I di Mestre. E solo con il grande progetto sarà possibile capire il futuro dei padiglioni storici (De Zottis, Pozzan, Cecchini, l’ex casa delle suore e l’ufficio filtro di via Antonio Da Mestre) che hanno un valore di 9,3 milioni di euro ma che per essere recuperati dal degrado che li sta lentamente deteriorando costringeranno il Comune ad investire ben più dei quasi 12 milioni di euro stimati nel 2014. Per pensare a un recupero serve un quadro chiaro del progetto a cui sta lavorando il gruppo Alì, che ha acquistato all’asta l’area.

La spiegazione è contenuta nelle otto pagine e nei 12 documenti allegati della risposta dell’assessore all’Urbanistica Massimiliano De Martin all’interrogazione dell’opposizione, firmata da Giovanni Andrea Martin alla fine del 2020 e sostenuta da Gianfranco Bettin, Sara Visman, Monica Sambo. Il piano dell’ex Umberto I, in numeri, prevede un’edificabilità massima pari a 63.480 metri quadri, con 16 mila mq a destinazione commerciale; 8.700 mq a destinazione ricettiva/alberghiera; 38.780 a destinazione residenziale, direzionale e ad attrezzature collettive, di cui 2.500 mq vanno alla edilizia convenzionata. Numeri che il gruppo Canella ha già detto che non utilizzerà in toto. Puntando su commerciale e residenza. Al Comune vanno 15.997 mq a verde; 16.819 mq per spazi pedonalizzati; spazi a parcheggio; i padiglioni storici.

Come sarà il progetto finale ancora non è dato sapere. Non lo svela De Martin e non lo dice il gruppo Alì. La progettazione, complessa, è in corso su 5 ettari in pieno centro, tra Piazza Ferretto e via Ulloa. Un possibile sviluppo è inserito nel Masterplan presentato a settembre in Comune in campagna elettorale, ma precisa De Martin, Brugnaro in quanto sindaco ha incontrato i Canella « nella veste di legale rappresentante dell’Ente». L’assessore comunale fornisce un dettagliato excursus sull’evoluzione del progetto, e sulle vicissitudini, dal 2007 ad oggi. E spiega che il masterplan va inteso come “proposta preliminare urbanistica da parte del soggetto attuatore, finalizzata a consentire una valutazione preventiva da parte dell’Amministrazione e a favorire il reale e più attuale coinvolgimento della cittadinanza”. La lunga risposta corregge le tesi della opposizione su vari punti e avverte che, rispetto all’accusa di presunti conflitti di interesse del primo cittadino, «a causa della loro gravità, sono state portate all’attenzione degli uffici legali dell’ente». Come ad intendere strascichi giudiziari.

Ancora, il gruppo Alì è stato invitato a legare il progetto a quello del grande Parco del Marzenego, «sempre tenendo conto tanto della fruizione pubblica dei compendi attualmente collabenti (previo necessario recupero strutturale e funzionale), quanto della fruizione a parcheggio, di più recente evenienza». E che i padiglioni hanno una destinazione solo pubblica. Il Comune ha speso 200 mila euro con misure anti-degrado ma non ha dovuto «effettuare spese per la messa in sicurezza e la pulizia» mentre ha continuato «ad incassare le risorse economiche derivanti dall’Imu e dalla continuità di gestione del parcheggio concesso in comodato».

Infine il Comune non ha potuto acquistare l’area perché l legge del 2014 non lo consentiva. La polemica della opposizione rimane tutta. Il nuovo comitato di residenti e commercianti, a favore del progetto, attende lumi a riguardo. «Del progetto si dice poco ma l’amministrazione non può non rispondere», avverte Martini. «Grave la conferma che ipadiglioni rischiano la rovina per chissà quanto», dice Bettin. —

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