Grandi navi, le alternative si allontanano Progetti bloccati e non ci sono i soldi
Vertice all’Autorità portuale per fare il punto delle ipotesi indicate dal Comitatone. Presentato il terminal galleggiante
Alberto Vitucci
Per le crociere, navigazione a vista. Sempre più improbabile riuscire a mettere in pratica le indicazioni del Comitatone di dicembre per attrezzare entro 150 giorni un approdo alternativo. Ancora più improbabile vista la crisi di governo. Riunioni tecniche si susseguono all’Autorità portuale, presieduta dal commissario Cinzia Zincone. L’ultima per esaminare un progetto alternativo di terminal. «L’avamporto galleggiante alla bocca di Lido» , illustrato ai ministeri fin dal 2013. Firmato da un gruppo di progettazione che comprende Stefano Boato, Giuseppe Tattara, Maria Rosa Vittadini, Carlo Giacomini, Vincenzo Di Tella, Paolo Vielmo e la società Principia. Prevede di installare banchine galleggianti e removibili alla bocca di porto di Lido, davanti all’isola artificiale del Mose. Costi contenuti, possibilità di collegamento con la terraferma, sperimentalità assicurata. Ma il progetto non è mai stato preso seriamente in esame. Ieri i progettisti lo hanno nuovamente illustrato alla commissaria Zincone.
E’ una delle tredici ipotesi in campo. Che dovrebbero, come stabilito dal Comitatone, essere valutate per le soluzioni a lungo termine. Per quella a breve, il Comitatone ha deciso di scegliere le banchine delle società terminaliste Tiv e Vecon, a Marghera. Sei mesi di lavori, costi contenuti (meno di due milioni di euro), possibilità di fare ormeggiare a Marghera 80 navi nel corso del 2021.
Ma l’area dei container non è attrezzata per ricevere la navi. Difficoltà tecniche anche per l’ipotesi dei traghetti a Fusina. Le grandi navi non ci stanno , servirebbe un nuovo grande bacino di evoluzione. Tempi lunghi e costi più elevati per la soluzione Marghera (canale Industriale nord, sponda nord), ipotesi preferita da Comune e Regione.
Ma al via della stagione crocieristica – ammesso che la pandemia lo consenta – mancano un paio di mesi. E per il 2021 le soluzioni alternative si allontanano.
Allo studio una riduzione dei passaggi per San Marco, con navi solo fino alle 40-60 mila tonnellate.
Le ipotesi “fuori dalla laguna” indicate dal Comitatone come “a lungo termine” ancora non sono state percorse. C’è in campo il progetto Duferco-De Piccoli, per spostare le grandi navi al Lido e mantenere il terminal alla Marittima. Passeggeri e merci sarebbero trasportati con barche ecologiche. Qui c’è il parere positivo della commissione Via del ministero per l’Ambiente. E anche il favore di alcuni comitati. Non quello del Porto, dei comuni di Venezia e Cavallino. E nemmeno della Capitaneria di porto, che solleva problemi per la sicurezza della navigazione Stesso discorso per il progetto di Boato, che è adesso all’esame del Porto. «Ci sono obiezioni sul fronte della sicurezza», dice Zincone.
Restano i grandi progetti per Santa Maria del Mare, nel cantiere dei cassoni del Mose. E intanto la riduzione dei passaggi in Bacino. Ancora aperta anche la questione delle navi commerciali. Porto che soffre con i sempre più frequenti innalzamenti del Mose. Si torna a parlare della piattaforma off-shore, lanciata senza successo da Paolo Costa qualche anno fa. Da rivedere e ridurre. Ma il futuro della portualità, dicono gli esperti, è «fuori dalla laguna». Come realizzare tutti questi progetti? Erano stati inseriti nell’ipotesi del Ricovery Fund, con finanziamenti europei. Ma se ne son perse le tracce. Per il solo terminal off- shore delle merci, presentato qualche anno fa, sono necessari due miliardi e duecento milioni di euro. Per la nuova Marittima a Marghera, 18 milioni di euro di soli lavori. Strada (del mare) in salita—
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori