Stadio, stazione a San Giuliano e crociere: Recovery Plan, interventi per 3,8 miliardi a Venezia
Le proposte avanzate dal sindaco per la città e l’area metropolitana. L’accusa: «Gestito come un uomo solo al comando»
Francesco Furlan
VENEZIA. Il piano, nel suo complesso, vale 3 miliardi e 800 milioni di euro. E, anche se è evidente che molti di questi interventi non verranno poi realmente finanziati, il Recovery Plan per l’area metropolitana di Venezia, imperniato sulla terraferma mestrina, racconta molto dell’idea di città e sviluppo del Comune.
Piano gestito dall’ufficio di gabinetto del sindaco, e inviato come proposta al governo tramite l’Anci (l’associazione dei Comuni) veneta. Eccolo qui, quindi, il piano con le sue proposte di interventi.
Dei trenta interventi previsti nel piano, molti si concentrano sui nodi della viabilità: 98 milioni sono previsti per la sviluppo del sistema metropolitano di superficie e tra questi 50 sono destinati alla stazione di Mestre, 10 a quella di Porto Marghera, mentre 20 fanno riferimento a una «nuova stazione a San Giuliano».
Area in cui, come emerge in un altra voce del piano, il comune prevede realizzare un nuovo hub trasportistico (12 milioni) mentre un secondo è previsto al Montiron (10 milioni). Alla tangenziale di Mestre sono destinati 134 milioni (50 per il rifacimento della porta d’ingresso Sud, 40 per il cavalcavia di San Giuliano, e 28 per un by-pass a Tessera).
In termini di infrastrutture 350 milioni sono destinati al nuovo terminal per le crociere (canale industriale Nord lato Nord) di Porto Marghera e al «ripristino funzionale» del canale esistente Vittorio Emanuele che collega Porto Marghera con la stazione marittima. Altri 46 milioni sono immaginati per l’elettrificazione di tutte le banchine (Riva degli Schiavoni, Porto Marghera e Zattere-San Basilio) e 317 per il rinnovo del parco mezzi di Actv.
Nel “Piano nazionale di ripresa e resilienza” - così si chiama - 280 milioni sono previsti per la cittadella metropolitana dello sport da realizzare a Tessera. Nel disegno c’è uno stadio da 16 mila posti (130 milioni), un palasport da 15 mila (120 milioni), una piscina olimpionica (20 milioni) e un anche un centro di atletica (10 milioni). Un polo sportivo collegato alla ferrovia e che, stando al piano inviato al governo, avrà una valore regionale, e potrà essere sfruttato con sinergie per le olimpiadi i di Milano-Cortina 2026.
Molte altre le proposte presentate nel piano, per la stragrande maggioranza concentrate su Mestre e Venezia, con l’eccezione di alcuni interventi ipotizzati in modo diffuso in tutta l’area metropolitana. E’ il caso, ad esempio, de 400 milioni di euro previsti per riqualificare tutta l’edilizia residenziale pubblica di proprietà della Città metropolitana, comprese le case popolari, circa 16 mila appartamenti tra città e provincia.
Altri 234 milioni sono destinati alla sistemazione degli edifici del Polo museale (tra questi ci si sono 50 milioni per il recupero delle Tese lato nord dell’Arsenale) mentre 500 milioni andrebbero per la bonifiche la riconversione industriale dell’area Sin di Porto Marghera. Altri 53 milioni sono pensati per l’incremento del verde urbano (3 milioni per il completamento del bosco di Mestre, 10 per il recupero del parco Bissuola).
Il piano è stato gestito dai collaboratori del sindaco, e non è mai stato discusso né in consiglio comunale, né in consiglio metropolitano dove, solo nel corso dell’ultima riunione, sindaci e consiglieri hanno appreso che il piano era stato concluso e inviato a Roma, a cavallo tra settembre e ottobre. In quella sede Brugnaro, nei panni di sindaco metropolitano, di fronte alle proteste di chi ha osservato che il pian andava condiviso, e a chi ha chiesto di poterlo vedere, ne ha parlato come di «un libro dei sogni». E ha risposto picche. Le sue parole: «Non c’è nessun segreto, ma non voglio illudere la gente, sarà un anno duro, difficile e dobbiamo vedere le cose concrete, quelle che si potranno fare concretamente». Tuttavia il piano disegna un orizzonte per la città, e delimita il perimetro degli interventi finanziabili. «Non c’è dubbio che andava condiviso», dice Andrea Follini, consigliere metropolitano e neo capogruppo dell’opposizione, «e invece a fronte di una città metropolitana che di solito lavora in modo collegiale, Brugnaro qui si è mosso come un uomo solo al comando». —
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