Inceneritore di Fusina, i giudici del Tar in udienza
Comitati e associazioni: «Il rapporto di Arpav dimostra che non serve, Venezia deve fare più raccolta differenziata»
Gianni Favarato
MESTRE. Si è tenuta l’udienza dei giudici del Tar che devono decidere se accogliere o meno il ricorso contro il potenziamento dell’inceneritore di rifiuti di Fusina, presentato da comitati e associazioni cittadine. La loro decisione sul ricorso, con richiesta di sospensiva del progetto già autorizzato, dovrebbe essere resa nota domani, venerdì 29 gennaio.
Intanto comitati e associazioni tornano a contestare Veritas spa e la controllata Ecoprogetto di Fusina per la scelta di avviare le nuove linee dell’inceneritore non solo per i rifiuti urbani solidi e non riciclati (Css), ma anche per i fanghi di depurazione degli acquedotti. «Senza turisti e con una crescente raccolta differenziata dei cittadini, non c’è motivo. Venezia ha molti rifiuti in meno da gestire, le progettate nuove linee dell’inceneritore di Fusina non servono e finiscono solo per avvelenare ancora di più l’aria che respiriamo», sostengono i rappresentanti dell’ampio fronte di oppositori del progetto di Veritas, «Anche il rapporto dell’Arpav sulla gestione dei rifiuti urbani in Veneto nel 2019 dimostra chiaramente che gli inceneritori non servono».
A sostegno della loro posizione, i firmatari del ricorso al Tar sottolineano che stando ai dati del rapporto dell’Arpav «in media in un anno è aumentata del 2 % la raccolta differenziata, in particolare nel bacino dei comuni del Veneziano è arrivata al 65,3% contro il 63,8% del 2018 ma a Treviso è arrivata all’82% e a Belluno al 77%. L’Arpav stessa dice che con una sempre maggiore diffusione nei comuni del prelievo tributo o tariffa (Tari) commisurato all’effettiva quantità di rifiuti secchi prodotti e conferiti dai cittadini nei contenitori con le chiavette che registrano gli accessi, si possono raggiungere standard molto elevati di raccolta differenziata e di una produzione contenuta del residuo».
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