«Islander, non fu violenza». La Cassazione cancella la condanna per la squadra mestrina di football
Processo da rifare per cinque giocatori e due allenatori della squadra di football americano. Nel 2011 sottoposero un nuovo compagno a “riti di iniziazione”
r.d.r.
MESTRE. Sentenza di condanna in appello annullata: processo da rifare. Così ha deciso la Corte di Cassazione, alla quale avevano presentato ricorso i difensori di cinque giocatori e due allenatori della squadra di football americano degli Islanders Venezia.
Quello che per loro (e il giudice di primo grado che li aveva assolti) era stata una semplice goliardata, un rito di iniziazione nei confronti di un nuovo compagno di squadra, per la Corte d’Appello di Venezia era invece stata una vera e propria violenza sessuale di gruppo. Erano così arrivate le condanne a 4 anni per Giancarlo Serio (41 anni di Mestre), Marco Grinzato (30 anni di Mestre), Giacomo Canal (31 anni di Mogliano), Claudio Pavanello (46 anni di Mestre) e Stefano De Giorgi (43 anni di Martellago), e un allenatore (Tommaso Canuto, 53 anni) mentre l’altro allenatore, Stefano Brutesco, 55 anni, era stato condannato a 3 anni. Per la parte civile era stato previsto un risarcimento di 35 mila euro. Tutto cancellato.
Sentenza e condanne sono state, infatti, annullate martedì dalla Cassazione, che ha ordinato che il processo a loro carico venga rifatto: per ora si conosce solo il dispositivo, per il “perché” della decisione si dovrà attendere il deposito delle motivazioni.
Tutto risale al giugno del 2011. La squadra stava tornando a Mestre dopo una trasferta a Trieste per la partita. La vittima - un veneziano che all’epoca aveva vent’anni - quel giorno era per la prima volta sceso in campo con la divisa degli Islanders.
Durante il viaggio in pullman quella che per l’accusa era stata una violenza sessuale di gruppo nei confronti del compagno, mentre per la difesa si era trattato di una semplice goliardata. Il ventenne, dentro quel pullman, sarebbe stato costretto a subìre alcuni “riti” per l’ingresso nella squadra. Ognuno con il suo nome. Il “rito della frutta” lo ha visto correre nudo lungo il corridoio del pullman mentre i compagni lo colpivano, anche con le mazze da baseball in plastica; nel “rito della covata” invece la vittima stava ferma, mentre i compagni gli appoggiavano il sedere nudo sul viso. C’era poi il “rito dell’investitura”, durante il quale i compagni condannati gli appoggiavano il pene sulla testa e sulla spalla. E infine c’era il “rito della mungitura” dei genitali.
In primo grado, la Procura di Venezia aveva chiesto condanne per 29 anni complessivi: il Tribunale di Venezia aveva assolto i sette imputati, non ravvisando gli estremi della violenza sessuale. Dopo l’appello presentato dalla Procura per la riforma del giudizio, era arrivata la sentenza di condanna in Appello.
Ora la decisione della Cassazione, che azzera tutto e rimette la palla al centro di un nuovo processo. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori