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Recovery Fund, c’è anche la Biennale di Venezia: «Un polo nazionale di cultura e turismo»

Il ministro Franceschini inserisce l’istituzione tra le priorità. Si pensa al progetto Asac sulla presenza all’Arsenale. Nella bozza all’esame del governo 900 milioni per i principali “attrattori”

Enrico Tantucci
1 minuto di lettura

VENEZIA. C’è anche la Biennale di Venezia tra le istituzioni culturali che dovrebbero godere dei benefici economici previsti dal nuovo Recovery Fund, sul cui utilizzo il Governo sta discutendo in modo tormentato in questi giorni, con il rischio anche di una possibile sua caduta.

Ma nella prima bozza già circolata ed elaborata sentendo anche i Ministeri interessati, compreso naturalmente quello dei Beni Culturali guidato da Dario Franceschini, la Biennale compare esplicitamente. Si contemplano infatti interventi strategici sui grandi attrattori turistico – culturali, per favorire l’incremento della domanda culturale per diversi attrattori di rilevanza strategica nazionale. Si prevedono circa 900 milioni di euro da investire in progetti che precedono tra l’altro un nuovo polo museale a Firenze e appunto lo sviluppo della Biennale di Venezia.

Non esiste ancora un progetto preciso legato all’uso dei finanziamenti del Recovery Fund da parte della Biennale anche perché la bozza è stata appunto stilata dal Governo, ma la direzione di marcia appare chiara, in linea con quelle che sono le intenzioni della fondazione culturale prima guidata a lungo da Paolo Baratta e ora da Roberto Cicutto.

Una delle principali aree di sviluppo della Biennale resta infatti ancora l’Arsenale, dove la fondazione ha progressivamente esteso la sua presenza in molte parti del complesso - dalle Corderie alle Artiglierie, dalla Tese alle Gaggiandre, fino al complesso cinquecentesco delle Sale d’Armi, progressivamente recuperato negli ultimi anni per ospitarvi nuovi padiglioni nazionali in occasione delle Biennali arti Visive e Architettura.

La Biennale ha già ricevuto lo scorso anno venti milioni di euro di fondi dai Beni Culturali all’Arsenale dell'Archivio storico delle Arti Contemporanee (Asac) nell’edificio, oggi dismesso, a fianco del complesso delle Corderie. La biblioteca dell’Asac ora è ai Giardini di Castello, mentro il grosso dell’Archivio è conservato al Parco scientifico e tecnologico Vega a Marghera, con rassegnestampa, fotografie, film,carteggi, audiovisivi, partiture, opere d’arte, dischi in vinile, manifesti.

Nelle intenzioni di Cicutto il nuovo Asac dovrebbe diventare anche un laboratorio di idee e di progetti legati ai settori della Biennale ma anche alla stessa Venezia. Ma il Recovery prevede nelle intenzioni del Governo anche una grande spinta alla digitalizzazione da parte delle istituzioni culturali, che riguarderà naturalmente anche la Biennale.

C’è poi naturalmente l’espansione sul Lido, con le strutture della Mostra del Cinema legate anche all’ex Casinò già in via di recupero e che sarà utilizzato come polo congressuale dal Comune, ma anche per le attività della Biennale soprattutto nel periodo del Festival. L’obiettivo, se arriveranno i nuovi fondi europei, è quello di rendere le attività della Biennale realmente permanenti, per tutta la durata dell’anno. —

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