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Mani pulite, gel e mascherine. E nel Veneziano l’influenza stagionale scompare

I medici di base confermano che si sono registrati pochissimi casi del male di stagione in tutta la provincia

Simone Bianchi
2 minuti di lettura

IL CASO

L'influenza stagionale, questa sconosciuta. In un periodo in cui il Covid ha monopolizzato giustamente il quadro sanitario nazionale, in pochi si sono accorti che la classica epidemia influenzale, di fatto, non è mai iniziata.

Lo dicono i numeri, lo ribadisce la rete Influnet con i propri medici sentinella, e allora cosa sta succedendo? Normalmente tra fine novembre e inizio dicembre, i primi casi di virus stagionale erano già ben evidenti, e a fine dicembre si contavano a decine di migliaia nel solo Veneto. I contagiati erano a letto con i classici sintomi: febbre, tosse, mal di gola e raffreddore, fino ai problemi intestinali. Questa volta non è così, e tutti indicano nei sistemi di prevenzione per il Covid, gli artefici di tutto questo.

Maurizio Scassola, che del sindacato della medicina generale è segretario provinciale, conferma: «Per i dati che abbiamo a disposizione, sia locali che nazionali, non c'è traccia dell'influenza stagionale che, tra fine gennaio e inizio febbraio, di norma avrebbe dovuto toccare il suo picco. In realtà l'epidemia non è mai iniziata. La logica ci porta a pensare che le norme stringenti per il Covid stiano prevenendo le altre patologie tipicamente stagionali. L'uso delle mascherine anche sui mezzi pubblici, scuole e attività sportive chiuse, mancanza di assembramenti e il disinfettarsi in continuazione le mani, hanno prodotto evidentemente tale risultato».

A suffragare le parole di Scassola sono anche due dei tanti medici di famiglia impegnati sul territorio provinciale. «Non sono un medico sentinella» afferma Alessandro Di Giulio, in servizio a Mestre, «ma l’ho fatto in passato, e di casi di influenza stagionale tra le mie centinaia di pazienti non ne ho. Diminuito il contatto tra le persone, la gente non si ammala e, da quello che mi risulta, neppure molti altri colleghi hanno avuto casi tra i loro pazienti».

Giulio Bergamasco è invece un medico sentinella, ed esercita al Lido di Venezia. «Posso confermare che la situazione è questa. Molte patologie tipicamente stagionali sono scomparse. L'impossibilità di contatto tra anziani nelle case di riposo con parenti e badanti, ha portato pure a un netto calo di bronchiti, febbroni con tosse e sospette broncopolmoniti. Lo dico perché ci lavoro. Nella maggior parte dei casi di persone con la febbre, facendo il tampone le si trova positive al Covid. La vaccinazione tra i soggetti a rischio ha fatto il resto con un effetto gregge notevole. Quando si vedevano i turisti orientali a Venezia con la mascherina, ci si chiedeva perché. Ora c'è la risposta».

Stando alla Fimmg, in provincia di Venezia il numero di vaccinati nelle categorie a rischio (malati cronici, Over 60 e bambini con patologie specifiche) sfiora il 70 per cento del loro totale, contro il 50-55 degli anni scorsi e vicino al tetto indicato dall'Istituto superiore di sanità del 75 per cento. Un netto incremento rispetto all'anno prima.

Non ci sono però dati specifici, poiché la campagna vaccinale non è conclusa, e dalla Regione non arrivano riscontri. Di sicuro la Usl 3 aveva ordinato 167 mila vaccini l'autunno scorso e 70 mila la Usl 4, rispettivamente 60 mila e 22 mila più del 2019. Sono poi seguite ulteriori forniture, che dovrebbero aver fatto sforare il tetto delle 250 mila dosi in provincia. Stando alle mere percentuali, quindi, a vaccinarsi finora potrebbero essere stati almeno 180 mila soggetti tra quelli solo a rischio. —

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