Migranti, stop al centro Darsena di Venezia dopo vent’anni di accoglienza
L’Ipab Buon Pastore non parteciperà al bando del Comune, tra le polemiche. «Condizioni che non riusciamo a soddisfare». «Esperienza da non perdere»
Eugenio Pendolini
VENEZIA. Chiude il Centro Darsena dopo 20 anni di accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo in centro storico. Ora è massima l’incertezza e la preoccupazione per il futuro lavorativo di quattro operatrici e di un insegnante di italiano che da gennaio resteranno senza contratto, e per i 30 migranti ospitati negli ultimi mesi nei sei appartamenti dislocati nei vari sestieri del centro storico che in pochi giorni dovranno essere ricollocati altrove.
Già anticipata nei giorni scorsi, l’ufficialità della chiusura è arrivata solo ieri dopo che le operatrici hanno reso noto le vicende che hanno riguardato il progetto di accoglienza negli ultimi mesi.
All’origine della chiusura c’è la mancata partecipazione da parte dell’Ipab Opere Riunite Buon Pastore, ente pubblico attuatore dei progetti di accoglienza a Venezia, al bando per l’anno 2021-2022. Circostanza, questa, confermata anche dal presidente dell’ente, Carmine Scarano: «Da parte nostra non c’è stato nessun disinvestimento, quando il Comune ha bandito la nuova gara ha introdotto delle condizioni che noi, come ente pubblico, non potevamo soddisfare».
Una lettura non condivisa dalle operatrici del centro, secondo cui «durante tutto il 2020 non erano mancati i campanelli d'allarme da parte del Comune di Venezia, da cui giungeva da tempo la richiesta di mantenere un basso profilo: la città e i cittadini non dovevano essere messi al corrente delle attività del centro Darsena. A metà 2019 il "Servizio Immigrazione" del Comune veniva accorpato al "Servizio pronto intervento sociale, inclusione e mediazione", diminuendo del 20% i posti per le persone in accoglienza».
Con la sede legale in campo San Polo, ora la chiusura del Centro Darsena mette fine a un’esperienza ventennale che ha dato protezione, accoglienza e sostegno a quasi 600 richiedenti asilo e rifugiati, oltre a offrire ai migranti «l’insegnamento Il Centro offriva insegnamento dell'italiano e dell'educazione civica, orientamento legale, supporto all'inserimento lavorativo e tutela sanitaria, oltre che ad attività culturali e di conoscenza della città».
Il Comune, poi, avrebbe proposto all’ente una «proroga tecnica di un mese», fino al 31 gennaio. Una «beffa oltre al danno», a detta delle operatrici che senza preavviso dovranno trovarsi un nuovo lavoro.
Sulla vicenda, anche il gruppo consiliare del Pd chiedere ora chiarezza: «Non possiamo però accettare che il progetto Fontego finisca qui e che venga gettato via tutto quel patrimonio di esperienza e solidarietà che l’hanno reso un servizio d’eccellenza in ambito europeo. Chiediamo che il Comune si attivi per mantenere questo importante servizio» . —
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