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Nuovi terminal a Fusina e Marghera. Le navi entreranno anche di notte

Comitatone: all’ordine del giorno la distribuzione di 60 milioni di Legge Speciale e il tema irrisolto delle crociere

Alberto Vitucci
2 minuti di lettura

VENEZIA. Le grandi navi e i soldi della Legge Speciale. E sullo sfondo i successi e le grandi incognite del Mose, il futuro del porto e i nuovi terminal. Un Comitatone complicato quello che si attende per oggi pomeriggio. Riunione via web alle 16 convocata dal premier Conte. A Roma ci saranno anche i ministri Paola De Micheli (Infrastrutture) insieme alla commissaria Elisabetta Spitz, la provveditora Cinzia Zincone, da una settimana anche commissaria dell’Autorità portuale, e il ministro per l’Ambiente Sergio Costa. Saranno distribuiti i 60 milioni della Legge Speciale già finanziati nel 2019. Si parlerà anche dei finanziamenti futuri. 40 milioni per la manutenzione del Mose, 150 quelli richiesti dal sindaco Brugnaro ogni anno per far ripartire gli interventi in città. E si parlerà di porto. Riunione surreale, in una stagione senza navi e senza crociere. Ma si deve finalmente decidere, dopo quasi 9 anni di niente. Il naufragio della Costa Concordia all’isola del Giglio risale al 13 gennaio 2012. Pochi mesi dopo il decreto Clini-Passera, che vietava il transito delle grandi navi in tutte le aree sensibili. San Marco a parte. Qui il divieto totale sarebbe scattato solo dopo la presentazione di “progetti alternativi”. Prima lo scavo del nuovo canale Contorta (bocciato), poi lo scavo delle Tresse (bocciato). Quindi le ipotesi di un nuovo percorso dietro la Giudecca, del nuovo terminal al Lido a San Nicolò. Infine, nel novembre 2017, le banchine del canale Industriale Nord, sponda Nord, a Marghera. Sperimentando anche lo scavo del Vittorio Emanuele per fare arrivare le navi alla Stazione Marittima. Tutto fermo. Fino alla proposta dell’Autorità portuale di Pino Musolino – nel frattempo emigrato a Civitavecchia – depositata un anno fa: Soluzioni «provvisorie» alla banchina dei traghetti di Fusina e della Tiv e alle banchine Lombardia e Veneto.

Di questo si parlerà oggi, insieme forse ai nuovi scenari previsti con l’insediamento dell’Autorità per la laguna. «Ipotesi di ricollocazione temporanea delle grandi navi», si legge al secondo punto dell’ordine del giorno, e cronoprogramma per l’individuazione di una soluzione definitiva». Comune e Regione insistono per Marghera. Le associazioni e molti esperti come Andreina Zitelli richiamano “il rispetto delle procedure”: «Per spostare un terminal occorre modificare il Piano regolatore portuale e avviare una Valutazione di impatto ambientale», ha scritto a Conte e ai ministri.

Intanto si prova a limitare i danni del porto sul fronte Mose. In ottobre e novembre tutti hanno toccato con mano i disagi portati all’economia portuale dalle chiusure delle barriere, soprattutto se prolungate per ore. La conca di navigazione, proposta a questo scopo nel 2003 e costata finora 330 milioni, è sbagliata e troppo piccola. Le navi non ci passano. Si studia dunque una nuova operatività del porto. Con la possibilità di fare arrivare le navi a Marghera anche di notte. —

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