In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Alternativa ambientalista canali meno profondi navi e petroliere in mare

A.V.
2 minuti di lettura

«Non siamo il partito del no. Abbiamo proposte per salvare la portualità senza devastare la laguna. Che però da anni vengono ignorate. E si continua ad andare in direzione contraria». Stefano Boato e Maria Rosa Vittadini, docenti Iuav e già componenti della commissione Via e dell’Autorità di Bacino, sono tra i più qualificati esperti di laguna. Alla vigilia del Comitatone hanno inviato un appello al governo e alle forze politiche illustrando le proposte alternative.

«Sì al progetto off-shore per le grandi navi», scrivono, «bisogna decidere. Ma decidere bene». «All’ordine del giorno domani», annotano Boato e Vittadini, «c’è la questione del terminal per le grandi navi passeggeri e la questione del porto, in crisi per il prevedibile aumento delle chiusure del Mose. Le navi incompatibili con il riequilibrio della laguna devono ormeggiare in mare, nel terminale off-shore». E il riequilibrio, osservano i due studiosi, «non è un optional». È prescritto dalla Legge Speciale del 1973, previsto dal Piano morfologico, dal Palav e dalle delibere del Comitatone e della Commissione di Salvaguardia. Interventi che interessano il rialzo dei fondali alle bocche di porto e nel primo tratto del canale dei Petroli, fino alla darsena di San Leonardo. Per ridurre le portate d’acqua e dunque le acque alte, sempre più frequenti. «Invece le profondità sono state sempre aumentate, in una visione miope che contrasta con gli interessi della città e degli stessi operatori portuali, come si è visto in questi giorni di ripetute chiusure del Mose».

«Scavare in laguna e ingrandire la conca di Malamocco», continuano, « è una strada senza uscita. Occorre invece programmare meglio l’attività, rendendo praticabile la navigazione notturna e avvisando per tempo le navi come succede a Suez. E poi avviare le soluzioni fuori dalla laguna. Una boa galleggiante collegata con pipe line per le grandi petroliere. Strutture in mare moduli per le navi portacontainer e per le navi da crociera. Senza insistere sull’idea faraonica dell’off shore proposta qualche anno fa dall’ex presidente Paolo Costa.

Sulla stessa linea le tre associazioni ambientaliste veneziane. Ecoistituto, Venezia Cambia e Comitato Altro Lido chiedono al governo di non insistere su soluzioni “provvisorie” dentro la laguna, come il terminal di Fusina, la banchina Tiv ela banchina Lombardia e la banchina Veneto. Proprio le proposte avanzate dall’ex consigliere Renzo Scarpa insieme all’operatore marittimo Andrea Gersich e all’ex consigliere Renato Darsiè.

«Occorre fissare i limiti di compatibilità del flusso crocieristico con Venezia», scrivono Marco Zanetti, Salvatore Lihard e Michele Boato, «non più le navi tutte nel weekend ma una, massimo due al giorno. Carburanti puliti e in Marittima solo gli yacht e le navi di stazza minore, inferiore alle 40 mila tonnellate.

Infine la trasparenza. Proposte e progetti che vengono presentati, poi ritirati. Adesso i comitati e le associazioni chiedono di ripristinare la procedura del dibattito pubblico, prevista dalla legge, per discutere con i cittadini di tutte le alternative possibili, dei loro impatti e del rapporto costi-benefici. Una procedura già indicata dal Senato nel 2005, mai messa in pratica. —



© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori