«Illuminaci da lassù» Più di 300 per l’addio al giovane Sammy
Una folla commossa al funerale dello sfortunato 19enne vittima del terribile incidente stradale di fine novembre
Alessandro Abbadir
MIRA
«Ciao Sammy il tuo sorriso come quello di un angelo ci illuminerà da lassù». Queste le parole con cui una cugina di Sammy El Fartass ha salutato durante il funerale ieri in chiesa a Gambarare, il giovane di 19 anni rimasto vittima lo scorso 29 novembre in un terribile incidente stradale a Vigonza.
Dall’interno della chiesa e dal sagrato del duomo di San Giovanni, erano oltre 350 gli amici e conoscenti arrivati per l’ultimo saluto al giovane. A ricordare chi fosse Sammy El Fartass è stato anche monsignor Dino Pistolato parroco di Gambarare.
Don Dino ha spiegato come Sammy avesse tantissimi amici in paese, come si fosse appassionato al lavoro di elettricista lavorando nella stessa azienda in cui lavorava il padre a Marghera. Aveva fatto l’apprendistato e il suo sogno era proprio quello di lavorare in questo settore.
Gli amici hanno ascoltato le parole del parroco tra lacrime e disperazione. Sammy risiedeva in via Tiziano Veccellio a Gambarare di Mira ed era ben voluto da tutti, era pieno di amicizie e non solo nella sua comunità. Gli amici fin da subito nei giorni scorsi si sono attivati per tenere vivo il suo ricordo con uno striscione nella piazza del paese. Il ragazzo frequentava la parrocchia e il Grest a Gambarare. Dopo l’estremo saluto in chiesa c’è stata la sepoltura nel cimitero, accanto alla chiesa del paese. Ad accompagnare la sepoltura del 19 enne, una preghiera di rito islamico concordata con la famiglia e la comunità musulmana.
Sul versante delle indagini intanto il Pubblico ministero della Procura di Padova, Andrea Girlando, sta indagando per omicidio stradale il conducente della Peugeot in cui si trovava Sammy El Fartass, T.G., di 19 anni di Pianiga, e ha affidato l’incarico a un consulente tecnico, per una perizia cinematica. Sammy lascia il papà Abdelmjid, di nazionalità marocchina ma in Italia da una vita e la mamma Debora. —
Alessandro Abbadir
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