Capodanno, concerto salvo a metà: «Fenice, diretta Rai senza pubblico»
Maestranze a casa per qualche caso positivo, il sovrintendente Ortombina: «Bilancio in pareggio grazie alla cassa integrazione»
Manuela Pivato
VENEZIA. Il concerto di Capodanno sarà in diretta Rai, ma senza pubblico. La Fenice perde l’incanto del suo appuntamento più importante, quello della mattina del primo giorno del nuovo anno, quando in mille, arrivati da tutto il mondo, si sedevano in platea e nei palchi per lo spettacolo che faceva la gioia dei melomani.
Nessuno spiraglio per la riapertura dei teatri almeno fino a metà gennaio e così, salvato il concerto del primo gennaio che entrerà in ogni modo nelle case degli italiani, sono stati annullanti i concerti del 29, 30 e 31 dicembre. Salta anche il concerto di Natale del 19 dicembre, che sarà fatto via streaming, mentre l’Orchestra e il Coro della Fenice ritornano in cassa integrazione con qualche giorno di anticipo (da ieri al 15 dicembre) per la presenza di alcuni casi positivi tra le maestranze, come spiega il sovrintendente della Fenice, Fortunato Ortombina.
Il concerto del primo gennaio, anche senza pubblico, è salvo.
«Sì, ci saranno solo l’Orchestra, il Coro, i solisti. E’ un appuntamento troppo importante per la Fenice e per Venezia, che sta soffrendo molto. E’ chiaro che sarà in perdita anche se il valore di questo concerto non è monetizzabile».
Che incassi fanno, normalmente, gli spettacoli di Capodanno.
«I quattro concerti di Capodanno, dal 29 al primo gennaio, valgono tutti insieme circa mezzo milione di euro».
E il concerto di Natale del 19 dicembre?
«Lo faremo regolarmente in streaming. Questa programmazione era stata fatta quando avevamo 350 spettatori. Poi le cose cambiate».
Anche a novembre vi siete affidati all’online.
«Sì, abbiamo fatto cinque concerti, naturalmente in perdita perché ogni volta che non c’è il pubblico chiaramente non si guadagna. La biglietteria, con i suoi undici milioni di euro, copre un terzo del bilancio di un anno».
Come ve la siete cavata?
«Quest’anno non abbiamo fatto l’opera inaugurale e solo concerti, proprio per un principio di sostenibilità. Comunque, è bene dirlo, anche un concerto in streaming costa. Bisogna scritturare il direttore d’orchestra e il service dello streaming ha un costo di decine di migliaia di euro».
Come sono i conti alla fine del 2020?
«Siamo riusciti a tenere il bilancio in pareggio perché i nostri lavoratori sono stati in cassa integrazione e perché abbiamo fatto solo concerti. Tra gennaio e febbraio, prima della pandemia, la biglietteria aveva incassato due milioni di euro per cui abbiamo potuto affrontare quest’anno con una certa sicurezza».
Quanto potrà durare la lontananza della musica dai teatri?
«E’ evidente che non si può continuare così, ma ovviamente non dipende da noi. E’ vero, però, che grazie allo streaming abbiamo mantenuto il rapporto con il nostro pubblico. Durante la diretta del concerto del 27 novembre scorso della Nona di Beethoven abbiamo fatto 4 mila visualizzazioni, nei giorni seguenti altre 43 mila».
Chi vi ha seguito?
Ci hanno ascoltato da tutto il mondo, persino dalla Siberia e dall’Uruguay. Abbiamo ricevuto migliaia di commenti affettuosi e numerose piccole donazioni, anche di pochi euro, ma che dimostrato l’attaccamento verso ilnostro teatro. Un grande slancio di solidarietà, di nostalgia e di vicinanza alla Fenice».
Che previsioni avete per l’anno prossimo?
«Ricordo che quando era marzo si diceva che le scuole avrebbero riaperto a giugno. Adesso sappiamo che la pandemia non finirà rapidamente. Infatti è il 2021 l’anno di cui essere preoccupati. Comunque non vediamo l’ora di rincominciare. Siamo a pronti a riaprire subito, non appena sarà possibile, anche solo per cento spettatori». —
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