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Tre Oci ed M9, Fondazione nella bufera

Bugliesi: «Non è una svendita dei gioielli di famiglia». Ma la città si mobilità. Pea: «Spieghi l’operazione in Commissione»

Mitia Chiarin
2 minuti di lettura



«La nostra non è una operazione di svendita dei gioielli di famiglia. Usare quel termine è una semplificazione eccessiva ed errata». Michele Bugliesi, presidente della Fondazione di Venezia cerca di frenare le polemiche sollevate dal nuovo piano strategico, approvato dal Consiglio generale della Fondazione, principale istituzione della città, che potrebbe portare alla cessione della Casa dei tre Oci alla Giudecca, alla valorizzazione del complesso M9 di Mestre e della sede di Rio Novo.

«Non esiste solo la forma della vendita. Esistono forme diverse come il conferimento di asset in fondi immobiliari o partecipazioni di quote. Smobilizzare in questo modo permette di proteggere gli investimenti e garantire una resa maggiore», precisa Bugliesi. Far fruttare gli immobili, insomma, per tornare ad erogare maggiori contributi al territorio, rispettando il mandato delle Fondazioni bancarie: per questo il piano lega le erogazioni per «capitale umano, piccole e medie imprese, cultura e sociale, contrasto del disagio educativo» al piano di riassetto del patrimonio attraverso «la riduzione della quota di patrimonio immobiliare finalizzata ad accrescere l’investimento finanziario e la capacità di intervento sul territorio». Operazione per ora non a carte scoperte. Per la Casa dei tre Oci alla Giudecca, edificio iconico, sede di mostre e gestito da Civita Tre Venezie, si parla di un compratore già pronto: un fondo americano. In un fondo potrebbe finire anche il polo di M9, tra via Poerio, via Pascoli e il palazzo Brenta Vecchia. Tre Oci ha un valore di circa 6 milioni di euro; il distretto M9 ne vale 89 (42 il distretto). Rio Novo vale sui 16 milioni. Bugliesi nel programma di elezione di giugno riteneva sbagliata la ipotesi di vendita dei Tre Oci emersa durante la presidenza di Giampiero Brunello (che ora non commenta) frutto delle analisi degli advisor della Bocconi e della relazione di Tommaso Santini. Ora rivendica «la logica cristallina», di una operazione che è diversa, dice. E la politica si allarma: per la Casa dei tre oci e non per M9. Andrea Martini chiede a Bugliesi di riconsiderare la scelta «e di puntare a sviluppare un piano di valorizzazione che miri a darla in gestione, senza cambiarne la destinazione d’uso, e non a cederne la proprietà». Il Pd veneziano con Giorgio Dodi avverte: «Riteniamo che la Casa dei Tre Oci alla Giudecca, che ha caratteristiche uniche nella proposta culturale cittadina, debba essere vincolata ad uso espositivo e che la sede della Fondazione sul rio Novo debba essere vincolata ad uso residenziale oppure direzionale e di servizio e non diventi l’ennesimo albergo». Contro la vendita è il Psi e varie sono le voci contrarie. A Mestre si tace. La presidente della commissione Cultura Giorgia Pea (lista Brugnaro): «Occorre prevedere dopo il voto sul bilancio, una audizione del presidente in commissione per comprendere la portata della operazione». Il piano comprende il nuovo progetto per il Museo M9, che ieri ha festeggiato il suo secondo compleanno, chiuso al pubblico da marzo con il personale in Cig, con un video di auguri di esponenti della cultura e del nuovo direttore artistico Luca Molinari. Vederlo fa una strana sensazione. Al piano di ristrutturazione dei costi e dei servizi di Museo e distretto lavora Fabrizio Renzi, ex manager Ibm, a capo di Rnb Gate e Rnb4Culture, società che gestisce musei. Nel chiostro potrebbe arrivare un polo direzionale e di innovazione. —

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