La sicurezza del Mose porte blindate e radar per 13 milioni di euro
Un progetto firmato dal commissario responsabile lavori Francesco Ossola. Un milione di utili per il Consorzio
Alberto Vitucci
Tredici milioni di euro per la “sicurezza” del Mose. Recinzioni, cancelli, porte e bussole blindate, sorveglianza armata. E in acqua un sistema di controllo radar e impianti di illuminazione come in allo stadio. Il Mose è infrastruttura “insicura”. E occorre avviare opere e interventi per la sua sorveglianza continua. Proposta al Provveditorato alle Opere pubbliche dal commissario – decaduto – Francesco Ossola, che firma il progetto in qualità di «responsabile dei lavori». 50 pagine di relazioni, foto, disegni. E la “svolta” blindata. Provocata, si legge nella relazione, dai «recenti episodi di attacchi informatici, e atti vandalici, immersione di subacquei nell’area delle paratoie di Lido Treporti e caduta della connettività Internet. Ecco allora la necessità, secondo Ossola, di realizzare presidi per la sicurezza delle opere, delle persone e delle strutture informatiche. Un piano di blindatura che prevede intanto porte a bussola in tutti gli ingressi delle gallerie (un chilometro e mezzo la loro estensione totale) nelle quattro barriere interessate (Lido, Treporti, Malamocco e Chioggia). Ma anche la sorveglianza armata nelle conche e nei porti rigug io, nell’isola artificiale del bacan, all’Arsenale dove ci sono le sale di controllo. Opera resa qui complicata, scrive il Consorzio, dal fatto che la convenzione con il Comune prevede il libero accesso dalla Tesa 105 e nei prati di Thetis, ma anche nei Bacini piccoli di carenaggio.
La sorveglianza dovrà essere garantita con “guardie armate” e dall’acqua con un sofisticato sistema radar, dal costo di 2 milioni e mezzo di euro. Un altro milione per le videocamere, tre milioni per cancelli e porte blindate, che trasformeranno le aree del Mose in fortini invalicabili. Ai costi andrà applicato, scrive Ossola, anche il 12 per cento di oneri del concessionario, istituito con la convenzione del 1984, poi ridotto dal provveditore Setaro, infine finito sotto inchiesta. Per sospetti “fondi neri”. Quasi un milione di euro il netto utile del Consorzio, altri 300 mila euro per la direzione lavori e la progettazione.
Non ci sono soltanto le criticità e i guasti tecnici, dunque. Ma spese impreviste per garantire la sicurezza di un’infrastruttura adesso ritenuta a rischio. Soldi che anche questi andranno computati nel grande calderone della manutenzione. 40 milioni garantiti per quest’anno, almeno cento quelli necessari per far andare avanti il Mose.
Un nuovo progetto con richiesta di finanziamento. Mentre il quadro generale è ancora fermo. Entro l’anno dovrà essere resa nota la nomina del presidente della nuova Autorità per la laguna, che andrà a sostituire Consorzio e Provveditorato. Nuova legge criticata dal sindaco Brugnaro, e anche dall’ex sindaco Cacciari. «Nuovo centralismo che non risolve i problemi», dicono. Critici anche gli ambientalisti, e pure il Movimento Cinquestelle. Si tratterà di trovare una formula che garantisca il funzionamento del nuovo organismo rispettando le autonomie e la territorialità. Ma anche le competenze. «La laguna non è un’infrastruttura», dice la parlamentare veneziana Orietta Vanin. Italia Nostra si è schierata contro la nomina al vertice dell’Agenzia dell’ex direttrice del Demanio – e attuale commissario Sblocca cantieri del Mose – Elisabetta Spitz. «Servono competenze ambientali e idrauliche, ci sono professionalità di livello in laguna». Per il presidente circolano i nomi di Amerigo Restucci, ex rettore Iuav, e Maria Rosa Vittadini, esperta di laguna e docente universitaria. Per i tecnici quelli di Francesco Baruffi, già direttore dell’Autorità di bacino, Antonio Rusconi, ingegnere idraulico già direttore dell’Idrografico.
Un’istituzione che dovrà voltare pagina, ripetono gli esponenti del Pd che l’hanno varata, come Andrea Martella e Pierpaolo Baretta. «Ma senza tornare agli anni del monopolio di Mazzacurati», obiettano i critici, sempre più numerosi. —
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