In vendita Casa dei Tre Oci e sede della Fondazione di Venezia
Il presidente Bugliesi: «Non rendono, ma non li cediamo per fare hotel». «Valorizzazione» per il chiostro M9
VENEZIA. La Casa dei Tre Oci e la sede veneziana della Fondazione di Venezia in vendita. Fino allo scorso maggio chi si azzardava a ipotizzare questa eventualità veniva zittito e le indiscrezioni nei giornali bollate come prive di fondamento. Oggi invece la notizia che i gioielli della Fondazione di Venezia siano sul mercato è sicuro, ma non solo.
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Il piano di alienazione approvato nei giorni scorsi prevede anche la «valorizzazione» del chiostro M9 e dell’attiguo palazzo Brenta Vecchia, ora affittato. In più, si cercherà un fondo filantropico disposto ad accollarsi parte delle spese del Museo M9.
Il ricavato delle vendite potenzialmente potrebbe valere 130 milioni. «Le Fondazioni hanno uno scopo che è quello di investire il patrimonio in asset finanziari da far fruttare al fine di generare rendite e ricavi da scaricare sul territorio», spiega il neo presidente Michele Bugliesi.
«Noi oggi abbiamo un patrimonio di circa 400 milioni di euro, il 30% del quale sono muri che non rendono nulla. Le altre hanno in media dal 2 al 10% di immobili».
Le proposte già ci sono, almeno per gli immobili veneziani. Bugliesi ha detto che non si vuole trasformarli in alberghi: «La linea del consiglio è quella di preservarne il contenuto, ma non siamo immobiliaristi. Viviamo nella misura in cui siamo capaci di fare erogazioni, altrimenti ci commissariano».
Per il chiostro, prima di fine anno, si annunceranno i soggetti che occuperanno gli spazi per trasformarli «in un polo di innovazione in dialogo con università e museo», con nuovi posti di lavoro.
Tornando agli immobili, come si è arrivati a cambiare idea, dopo che lo stesso sindaco disse che «non è svendendo i patrimoni che si sistemano i bilanci»? Bugliesi lo spiega dicendo che la vendita è inserita in un disegno generale che vuole rigenerare l’identità della Fondazione. «Una buona quota delle nostre risorse è stata assorbita da M9 e comunque la capacità di intervento sul territorio è minima rispetto a quello che vorremmo», prosegue l’ex rettore di Ca’Foscari a proposito del piano di ristrutturazione dei costi, proposto da Fabrizio Renzi.
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«Posso dire che la sede della Fondazione rimarrà a Venezia e che cercheremo di non snaturare la destinazione d’uso degli immobili». Su questo però Bugliesi non si sbottona, ma sul tavolo ci sono già diverse ipotesi.
Un altro motivo che ha spinto a prendere la strada già tracciata lo scorso maggio dal consulente immobiliare Tommaso Santini, è che la capacità di incidenza della Fondazione nel territorio negli ultimi anni è stata scarsa. I soldi che si ricaverebbero dalla vendita degli immobili porterebbero a un investimento maggiore in settori che si sono lasciati andare, come quello del volontariato.
«Gli interventi per valorizzare il capitale umano, il contrasto del disagio educativo e le politiche in inclusione sono stati effettuati negli ultimi anni in modo residuale solo con quanto i protocolli Acri-Mef impongono», aggiunge Bugliesi. «Il consiglio ha ritenuto invece che è tempo di riappropriarsi di quei contenuti rifinanziando di più il volontariato. Come? Se liberiamo risorse attualmente investite in asset che non rendono e le mettiamo a rendita, possiamo perseguire gli scopi della Fondazione e farla crescere». —
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