La scelta del Covid-hotel: «Sarà vicino all’ospedale dell'Angelo»
Attivazione accelerata dal commissario Arcuri: entro martedì le Regioni devono trasmettere a Roma le esigenze. Federalberghi: «Servono regole per collaborare»
Mitia Chiarin
MESTRE.
«Un Covid hotel in ogni provincia». La richiesta del ministro per gli affari regionali, Boccia, si sta concretizzando anche a Venezia dove la Ulss 3 Serenissima sta vagliando una serie di proposte. Entro martedì tutte le Regioni dovranno trasmettere al Commissario Domenico Arcuri i dati delle esigenze specifiche per ogni territorio in modo da poter attivare in pochi giorni i Covid hotel. Per ospitare pazienti positivi con quadro clinico stabile o asintomatici che devono restare in isolamento domiciliare.
Alcune voci indicano che la scelta potrebbe cadere su ostelli, oggi vuoti, del distretto alberghiero di via Ca’ Marcello. Ma né dal Comune né dalla azienda sanitaria arrivano conferme. Parla invece Marco Michielli, vicepresidente nazionale di Federalberghi e presidente veneto della categoria. «Gli ostelli sono strutture tra le meno indicate a questo scopo. La scelta, ne sono convinto, ricadrà su strutture ricettive vicine all’ospedale dell’Angelo, nel raggio massimo di un chilometro».
Federalberghi nazionale si dice pronta a stipulare accordi con Governo e Regione «se ci sono però dei requisiti precisi». Michielli spiega che un protocollo in Veneto per i Covid Hotel risale, come bozza, allo scorso maggio.
«Avevamo convenuto che l’albergatore mettesse a disposizione la struttura lasciando la gestione dei pazienti al settore sanitario e garantendo solo il personale per gestire la reception. La giunta regionale doveva portare in approvazione quella bozza ma poi ne è uscito un altro testo, che prevedeva che l’albergatore fornisse il servizio completo. A quel punto noi ci siamo tirati indietro. Perché era evidente che un albergatore non ha la competenza, e manco il personale, per gestire una simile situazione, garantendo di non estendere il contagio nelle case dei propri dipendenti, a cascata».
L’estate è passata senza decisioni, valutazioni e scelte. Ora il Veneto si ritrova in zona gialla e i Covid hotel tornano ad essere una necessità nazionale. Michielli è convinto: se le cose si fanno bene, gli albergatori sono pronti ad aiutare il sistema sanitario.
«A maggio due alberghi di Mestre si erano proposti ma poi subito erano tornati sui loro passi. Ora la questione non può vedere la gestione totalmente in mano al personale sanitario, oberato di lavoro negli ospedali. Ma serve garantire la presenza di un medico specialista, di personale paramedico come può essere quello della Croce rossa e una formazione preventiva per il personale degli alberghi. Perché questa è una idea bellissima, utile, ma non è una passeggiata per nessuno. Va attuata con serietà. Ne ho parlato oggi (ieri, ndr) con l’assessore al Turismo Caner e vediamo che risposta arriva dalla sanità regionale», dice il vicepresidente di Federalberghi.
«Ma se sono delegate alla scelta le singole aziende sanitarie, è bene che la scelta non sia basata su un concetto di ribasso come è avvenuto in altre Regioni. Perché il rischio è di vedere degli albergatori disperati, che pur di coprire parte dei mancati incassi di questi mesi o oberati dalle tasse, accettano di accoglienza, senza regole, solo perché disperati. E questo sarebbe inaccettabile», ribadisce. Federalberghi chiede alla Regione Veneto di essere attenta e di coinvolgere nelle scelte anche Azienda Zero, di prevedere regole certe, uguali per tutti, con un protocollo di comportamento e la presenza di personale medico specializzato oltre a paramedici.—
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