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Mestre, ottanta relitti nella gronda lagunare: «Inquinamento e navigazione a rischio»

Scafi abbandonati tra San Giuliano e i canali di Mestre. Gli attivisti: «Lo smaltimento costa, ora chi se ne occupa?»

Mitia Chiarin
2 minuti di lettura

MESTRE. Cacciatori di relitti nella laguna tra San Giuliano e i canali di Mestre, dal Canal Salso all’Osellino e poi da Forte Manin verso Tessera. Non ci sono tesori da scoprire ma è la gronda lagunare che va salvata . Solo il trabaccolo Concordia arenato nella baia di Forte Marghera ha una storia centenaria che meriterebbe un salvataggio.

I soci della consulta della Laguna media di San Giuliano sono usciti con tre barche e le macchine fotografiche per documentare quanti relitti di imbarcazioni sono abbandonati nel tratto lagunare di Mestre. E la mappatura, per zone, porta ad un elenco di quasi 80 relitti abbandonati, dimenticati, rubati e dati alle fiamme, affondati o con le prue che emergono a pelo d’acqua.

«Lo smaltimento costa. Noi per tre piccole imbarcazioni da smaltire abbiamo speso mille euro. Quindi c’è chi le barche le abbandona in laguna», ammette Paolo Cuman, socio della Canottieri che ha partecipato alla missione. Nel solo canal Salso, tra l’inizio di piazza XXVII ottobre e l’ingresso di Forte Marghera ci sono nove relitti: scafi in vetroresina, sandoli, mototopi semiaffondati.

Altri quattordici dalla palazzina della ex Dogana, all’ingresso del polo nautico fino al ponte ciclopedonale di via Torino. Nove nel seno della Seppa verso il canale delle Rotte, con le sponde coperte di pali che si stanno sbriciolando contribuendo a rendere pericolosa, la navigazione delle barche, come capita con le bricole. Ancora, 18 esempi di relitti si notano lungo l’Osellino, dal ponte di via Colombo in direzione del forte Manin. Dieci dal forte Manin in direzione del canale di Tessera e nove in barena in direzione dell’aeroporto, a lato di Campalto. Un grande semicabinato è spiaggiato nel seno della Seppa spogliato di tutto, senza codici che ne permettano l’identificazione.

In barena ci sono barche arenate, altre affondate, altre in completo disfacimento. Alcune hanno proprietari che non sono intervenuti per ripararle e sistemarle, alcune sono state danneggiate o vandalizzate e ancora rubate. Relitti che sono anche una forma di inquinamento. Ma ci sono anche le discariche: non c’è solo il caso eclatante dell’isola di Campalto, fronte parco di San Giuliano dove dalle barche buttano di tutto e frequentemente pulita dai volontari. Sotto il ponte ciclopedonale che porta al quartiere Pertini, le fondazioni si trasformano in discariche dove lasciare elettrodomestici che non si ha voglia di portare in ecocentro.

«Se solo in questo tratto siamo arrivati a mappare quasi 80 casi, figuriamoci nel resto della laguna. Il problema è di sicurezza della navigazione e lo smaltimento. Chi se ne occupa?», ricorda la consulta. Dal 2021 nel canale Osellino partiranno i cantieri di bonifica del consorzio Acque Risorgive. Il Comune ha stanziato 800 mila per lo scavo del fondale del Canal Salso. Occasioni per liberare rive e acque da relitti di barche che rappresentano l’ennesimo degrado in laguna. —

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