«Covid hotel anche a Jesolo per riabilitare chi è guarito»
[Storie] La proposta di una albergatrice che ha già presentato il progetto alla Regione.Jenny Vallese: «Credo sia un modo intelligente per mettersi a disposizione»
Giovanni Cagnassi
JESOLO
Covid hotel al lido, albergatrice jesolana mette a disposizione le sue due strutture ricettive e lancia un progetto riabilitativo al lido. Un’imprenditrice controcorrente, Jenny Vallese, che già prima della stagione aveva proposto il suo progetto da sfruttare nella stagione estiva per la riabilitazione dei pazienti posto contagio e l’impiego degli alberghi che rischiavano di non aprire. Ma l’estate poi è andata meglio del previsto, le prenotazioni sono arrivate, segnando “solo” meno 40-50 per cento, e a Jesolo hanno aperto il 90 per cento dei circa 400 hotel.
Jenny ha scritto al presidente della Lombardia e a vari sindaci della regione, lei che è titolare di due alberghi ora chiusi, il San Carlo e il Ginevra. Jenny ha anche un’azienda di consulenza di marketing operativo e strategico per gli alberghi attraverso la quale ha elaborato questo progetto.
«La Lombardia, insieme con il mio Veneto, anche se in misura minore», premette, «sono il fronte principale di questa emergenza. Io sono un’albergatrice preoccupata per la mia attività. Tutta la nostra attenzione, in questo momento, è rivolta a salvare vite umane, combattendo il virus nei pazienti ospedalizzati. Ritengo che un grosso problema sia la delicata fase del post ospedalizzazione, per il recupero di quei pazienti. I virologi e i medici esperti dicono che è estremamente pericoloso riportare i soggetti guariti e dimessi immediatamente nell’ambito familiare».
Da qui la sua proposta che aveva già avanzato in piena pandemia. «Metto a disposizione i miei alberghi per accogliere i pazienti, con doppio tampone negativo, ma anche si potrebbe discutere anche di aprire le porte a quei casi positivi che non possono stare nelle abitazioni. Si potrebbe attuare subito, di concerto con le Usl. Si potrebbe ad esempio individuare gruppi di ex pazienti omogenei, fino a un massimo di 40/50 persone, direttamente da ospedali o da centri di accoglienza o dalle residenze. Accettazioni singole, per poi essere indirizzati nelle rispettive camere. La mia struttura ha già individuato un direttore sanitario e auspichiamo la possibilità che possa essere integrato, eventualmente, da altri medici e infermieri. Questa proposta nasce sviluppando ulteriormente quanto già presentato alla Regione Veneto».
Un altro albergatore di Jesolo, Walter Luvisotto, incalza: «Quest’estate abbiamo perso l’occasione di fare test a tutti i turisti, predisponendo la opportuna organizzazione per una città Covid free. Ora gli alberghi chiusi potrebbero diventare effettivamente Covid, ospitare pazienti positivi che non necessitano di ricovero ospedaliero, ma non possono restare in nelle loro abitazioni per rischiare altri contagi». —
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