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«Un solo positivo su 347 mila spettatori Così ci uccidono» La cultura si ribella

Venerdì i lavoratori dello spettacolo Cgil-Cisl e Uil in Regione Il regista Mattia Berto: «I teatri e i cinema sono luoghi sicuri»

Vera Mantengoli
2 minuti di lettura

/ VENEZIA

Su 347 mila biglietti staccati da giugno a ottobre tra lirica, prosa, danza e concerti è stato rilevato solo uno spettatore positivo. Basterebbe questo dato dell’Agisper spiegare la rabbia e il senso di ingiustizia che i lavoratori dello spettacolo stanno provando in queste ore.

Venerdì alle 10,30 i laboratori dello spettacolo di Cgil Slc, Cisl Fistel e Uilcom Uil andranno a Palazzo Ferro Fini in Regione per chiedere un piano di sostegni per il settore.

«Comprendiamo la necessità di raffreddare la curva dei contagi, ma questa chiusura rischia di assestare un colpo mortale a tutto il settore, incluso lo sport» hanno scritto Nicola Atalmi per la Cgil, Mauro Vianello per la Cisl ed Enrico De Giuli per la Uil. «Chiediamo che si trovino tutte le possibili misure alternative per non chiudere e aiuti immediati per tutti i lavoratori di cui tantissimi precari».

«In questi mesi ci siamo rialzati a fatica dalla batosta del primo lockdown, ma ci eravamo riusciti», dice il regista Mattia Berto, ideatore del teatro di cittadinanza portato avanti in questi anni nelle botteghe e nelle case veneziane.

«Abbiamo investito tempo, idee e soldi affinché i teatri e i cinema diventassero luoghi sicuri, come lo sono ora. Questa chiusura non tiene conto di quanto abbiamo fatto per mettere a punto delle buone pratiche che fino ad adesso non hanno avuto nessuna conseguenza, se non quella di rendere ancora fruibile la cultura».

Eppure, dopo aver dimostrato che la cultura si poteva fare anche ai tempi del coronavirus, è arrivata l’accetta dell’ultimo Dpcm che non solo penalizza chi già negli scorsi mesi è sopravvissuto senza cassa integrazione e ora ricomincia a tremare, ma per gli addetti ai lavori non dà spiegazioni esaurienti sul perché bloccare un sistema che stava comunque funzionando.

Tra i punti contestati c’è la considerazione che mezzi di trasporto, spesso affollati soprattutto in particolari orari, non hanno subito nessuna modifica e così ai ristoratori è stato permesso di lavorare almeno fino alle 18. Nei teatri, dove i posti sono distanziati anche tra coniugi, viene misurata la temperatura all’ingresso, si sta zitti e seduti, senza abbassare la mascherina.

Così da ieri stanno fioccando petizioni e incontri per scongiurare il Governo di ripensare a quanto deciso e aprire un tavolo con le categorie. Tra le petizioni che stanno girando di più c’è Vissi d’Arte di Cultura Italie che ieri nel primo pomeriggio aveva già raccolto quasi 80 mila firme.

Nel testo si sottolineano sei punti: l’impegno per aver rispettato i protocolli di sicurezza, la fatica di riconquistarsi il pubblico, i soldi investiti dagli spettacoli sospesi, la responsabilità di dover riprogrammare da capo un futuro e il recupero della dignità di chi era in Cig e di chi non aveva ammortizzatori. —

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