Primi tamponi per tre studenti. Assembramenti a Venezia
Prime richieste arrivate all’Usl 3. Intanto le scuole stanno prendendo le misure. Disagi per i pulmini in ritardo all’Alpi e alla Valeri
L. B.
MESTRE
Piano Covid per la scuola, si comincia. Sono già tre – quattro le richieste arrivate da medici della provincia di Venezia all’Usl 3 per l’effettuazione dei tamponi su altrettanti studenti, presentatisi in aula febbricitanti. Non si tratterebbe dei tre ragazzi dell’istituto Barbarigo di Venezia, fatti tornare a casa il primo giorno di scuola, dopo che il termoscanner all’ingresso aveva rilevato un temperatura superiore ai 37, 5 gradi. I tre, infatti, pare che ora non abbiano più la febbre.
La procedura è stata oliata, rodata e messa in pratica nel giro di un paio di giorni: le famiglie degli studenti hanno prima contattato il proprio medico che, dopo avere analizzato il rispettivo caso, ha ritenuto opportuno rivolgersi all’azienda sanitaria, richiedendo il tampone.
Ed è infatti la questione sanitaria la “grande questione” intorno a cui ruota il ritorno a scuola. Con le prime richieste, inoltrate già il secondo giorno, che sembrano una sorta di “biglietto da visita” dell’intero anno scolastico. Ma sono tanti altri i temi caldi in questo avvio della didattica in aula.
Se, da un lato, è stato promosso il piano predisposto da Actv per trasportare gli studenti in entrata e in uscita, alcuni problemi sono stati rilevati con gli scuolabus. Ieri, in particolare, il personale delle scuole primarie Ilaria Alpi e Valeri e secondaria di primo grado Volpi (tutte facenti capo allo stesso istituto comprensivo mestrino) ha dovuto attendere l’arrivo del mezzo per quasi 40 minuti. E lo stesso, ovviamente, hanno dovuto fare i genitori a casa. Un ritardo che segue gli arrivi in netto anticipo di lunedì e che, ufficialmente, si spiega con la sovrapposizione degli orari tra le varie scuole. Per questo già a partire da oggi la flotta dovrebbe essere potenziata.
Spostandosi nella città d’acqua, invece, il problema principale riguarda gli assembramenti all’esterno degli istituti. Ragazzi uno a fianco all’altro, abbracci e pochissime mascherine sul volto. È la voglia di incontrarsi ancora. È l’immagine della fondamenta su cui affaccia il Liceo Benedetti – Tommaseo. Assembramenti fuori e dentro le aule. «Non abbiamo ottenuto le quattro classi in più che avevamo richiesto, con i gruppi che sono stati formati sulla base dei vecchi criteri pre Covid», spiega Stefano Micheletti, docente di disegno tecnico del Liceo artistico Marco Polo e rsu della scuola, denunciando la celebre questione delle “classi pollaio” . «Ci sono classi composte anche da 29 – 30 studenti. Per questo, a turno, tre – quattro ragazzi hanno già iniziato a seguire le lezioni da casa».
La stessa soluzione è stata adottata all’Algarotti, dove le classi sono state “divise a metà”: metà in aula e metà a casa. A seguire le stesse spiegazioni, contemporaneamente. —
L. B.
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