Nel Veneziano mense scolastiche con self–service, turni e cibo da casa
È uno dei nodi più delicati in vista della ripartenza scolastica. Ecco come i presidi si stanno attrezzando facendo rete
Laura Berlinghieri
VENEZIA
Self service come negli autogrill, turni multipli e scuola aperta il sabato per recuperare i rientri pomeridiani saltati. Da una parte c’è la norma, e quindi l’obbligo di far rispettare il distanziamento di un metro tra gli alunni. Dall’altra parte, però, c’è chi la norma la deve calare nella realtà delle scuole. Un meccanismo spesso tutt’altro che automatico. Difficoltà che si misurano in metri, centimetri, spazi da ricavare, in nuove soluzioni da trovare. Tra le questioni più complesse prospettatesi ai dirigenti scolastici c’è la gestione del servizio mensa. Con l’obbligo, non derogabile, di mantenere il prescritto distanziamento di almeno un metro tra gli studenti, cui sono esentati i soli bambini frequentanti le scuole per l’infanzia.
Metro in mano, i dirigenti hanno calcolato la capienza massima delle mense dei rispettivi istituti, pensando alle opzioni migliori. «All’infanzia siamo riusciti a prevedere solo un turno, mentre per le due primarie ne abbiamo programmati tre», spiega Pinuccia Ametta, dirigente dell’Ic Galilei di Scorzè. Niente “lunch box” per gli studenti: «La cooperativa che gestisce il servizio ci ha spiegato che avrebbe comportato un’ulteriore spesa per i genitori, che avrebbero dovuto fornire ai figli un cestino in cui inserire le portate sigillate». La soluzione adottata dalla scuola è un’altra: il self service, come nelle mense aziendali: «Gli studenti, ma solo quelli più grandi, si alzeranno per ritirare il vassoio, già pronto, e portarlo al posto. Abbiamo previsto turni da 30 minuti ciascuno, ma siamo pronti a cambiare in corso d’opera se dovessero emergere delle criticità». Ed è ingegnosa anche la soluzione studiata all’Ic Cordenons di Santa Maria di Sala. Vale a dire, niente mensa per gli studenti della primaria iscritti al tempo normale. Gli studenti avrebbero dovuto pranzare a scuola una volta a settimana, per il rientro pomeridiano di due ore. Due ore che verranno meno, per essere recuperate il sabato, a cadenza bisettimanale. D’altra parte gli spazi sono pochi.
Per questo, delle cinque classi frequentanti il tempo pieno, quattro pranzeranno dividendosi in due turni; per la quinta, invece, il pranzo sarà direttamente in aula. Con il “lunch box”, la vecchia gamella. Nessun problema invece all’infanzia, grazie a norme di distanziamento più “elastiche”. Insomma, la strada seguita sembra essere ovunque quella dell’implementazione dei turni mensa. Così è stato previsto all’Ic Spallanzani di Mestre, dove gli studenti delle primarie Tintoretto e Goretti si divideranno tra tre turni mensa, dalle 11. 45 alle 13. 45. Turni che all’infanzia si ridurranno a due. Alla primaria Goretti la dirigente ha chiesto ai genitori di non fare portare ai bambini lo zainetto con piatti e posate; le stoviglie, usa e getta, saranno fornite direttamente a scuola. E saranno sempre due le fasce orarie in tutti i plessi – materne ed elementari – dell’Ic Ilaria Alpi. Infine, all’Ic Giulio Cesare ritorna la possibilità di “lunch box”, «ma solo come ipotesi residuale», precisa la dirigente Michela Manente, «e ipotesi che non risolve il problema della pulizia, dopo la pausa mensa, delle aule e del corridoio in cui viene sporzionato il box». Per questo, anche nelle scuole di via Cappuccina, la soluzione su cui si spinge consiste nell’aumento dei turni di refezione: «Aggiungeremo un turno in tutti i plessi, per garantire il distanziamento, utilizzando lo spazio mensa consueto» conferma la preside. —
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