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Venezia. «Studi sulla laguna, no al monopolio». E il commissario Fiengo non paga la parcella milionaria del Corila

Nuova polemica tra il commissario del Consorzio Venezia Nuova e la rappresentante del ministero Cinzia Zincone. La giustificazione: ci sono regole europee, le dobbiamo rispettare

alberto vitucci
2 minuti di lettura

La polemica

«Anche per gli studi sulla laguna si devono fare le gare. Lo prevede la normativa europea. Non ci può essere il monopolio degli studi e delle ricerche. Che comunque non vanno confusi con i servizi e le prestazioni d’opera. Io credo che quel conto non si possa pagare». Giuseppe Fiengo, avvocato dello Stato e amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova dal 2014, commenta duramente l’invito ricevuto dal provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto Cinzia Zincone a liquidare la parcella presentata dal Corila.

«Abbiamo dei doveri contabili», dice, «credo sia obbligatorio quando si fanno le grandi opere commissionare degli studi per i riflessi che questa ha sul territorio. Ma ci sono delle regole imposte dalla Corte di Giustizia europea, a cui dobbiamo sottostare».

La polemica è riesplosa quando il Corila, il Consorzio di ricerca tra Università che dall’anno 2001 segue i lavori del Mose e del Consorzio Venezia Nuova, ha presentato l’ultima parcella sulle ricerche per il progetto «Venezia 2021, per una laguna regolata». Due milioni e 700 mila euro. In totale dagli anni Duemila le parcelle presentate dal Corila per monitoraggi e studi in laguna ammontano a quasi 19 milioni di euro.

Fiengo ha detto «no». Entrando ancora una volta in rotta di collisione con la rappresentante locale del ministero delle Infrastrutture Cinzia Zincone. Non più tardi di qualche mese fa, l’altra polemica violenta che li aveva contrapposti, stavolta sulle consulenze. L’elenco presentato delle consulenze in epoca Mazzacurati, superiori di dieci volte a quelle attuali, aveva scatenato la polemica.

Adesso si tratta di pagare fatture del Corila. «Lo deve fare senza discutere», ha scritto il provveditore in una lettera dai toni inusuali per un dirigente pubblico. «Ha fatto questo per ostacolare la ricerca. Da adesso gestiremo noi quei pagamenti».

Il Corila è un ente di ricerca presieduto dal professore di Ca’ Foscari Antonio Marcomini, da sempre diretto dall’ingegnere Pierpaolo Campostrini. Da pochi mesi ha ottenuto anche un ufficio a palazzo dei Dieci Savi, proprio accanto a quello del provveditore. Campostrini era anche Procuratore di San Marco. Si è dimesso qualche mese fa dopo le polemiche sul progetto per la difesa della Basilica. «Bloccato» dal commissario del Mose Elisabetta Spitz e dal Provveditorato. E adesso torna all’attacco con il Corila.

Potrebbe esserci per lui anche un posto nella nuova Agenzia per Venezia all’esame del Parlamento. «Il Mose funziona, a dispetto dei profeti di sventura», ha scritto qualche giorno fa. Rivendicando al suo Corila proprio la vigilanza «che ha consentito di realizzare il Mose senza impatti ambientali». Ora il futuro della salvaguardia è all’esame del Parlamento. Il Decreto agosto prevede un’Agenzia a maggioranza romana ,guidata dal ministero delle Infrastrutture.

Uno «scippo», secondo Comune e Regione. Il testo così non piace nemmeno a molti esperti e al mondo ambientalista. «Non si può esautorare dal controllo della laguna il ministero per Ambiente», dice ad esempio il professor Stefano Boato. Proposte di emendamenti che adesso sono stati depositati. Ma che rischiano di sparire se il governo, come annunciato, metterà la fiducia sull’intero provvedimento. —


 

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