"Medici di base e guardia medica: nel Veneziano 46 zone carenti e 90 posti vacanti"
La fotografia impietosa sulle insufficienze della medicina territoriale nelle Usl 3 e 4 realizzata dalla Cgil sui dati Ires
Laura Berlinghieri
MESTRE
È l’istantanea di un sistema che arranca. In mesi con un’attenzione necessariamente catalizzata dal Covid, che ha avuto gli ospedali praticamente come unico sfondo, il rischio è quello di dimenticarsi della “medicina di territorio”, in realtà primo presidio - come si è ripetuto più volte negli ultimi tempi - in questi mesi di emergenza sanitaria.
A dire qual è lo stato dell’arte del settore, nelle diverse Usl venete, è la Cgil regionale, con un’indagine commissionata a Ires - Istituto di ricerche economiche e sociali - iniziata alla fine del 2019.
«Ma si tratta di una indagine realizzata prima del Covid» specifica il sindacalista Daniele Giordano. «Ora, dopo quello che abbiamo passato, non è più pensabile un intervento unicamente sui territori, senza il potenziamento dei reparti di terapia intensiva e delle aree Covid negli ospedali. La priorità devono essere le assunzioni, da realizzarsi al più presto, tanto sul territorio, quanto negli ospedali». E che di assunzioni ci sia la necessità lo certificano soprattutto le carenze sul fronte medici di medicina generale e guardie mediche.
Le cifre suonano come una cantilena ascoltata e riascoltate mille volte. La carenza dei medici di medicina generale è una situazione ormai endemica dei nostri territori, eppure sono ancora 46 le zone della provincia in cui si registrano cifre troppo basse per raggiungere una sufficienza. Di queste, 21 nella Usl 3 Serenissima e le rimanenti 25 nella Usl 4 Veneto Orientale.
«È emblematico il caso di Cona, per lungo tempo rimasta senza medico di famiglia, senza alcun candidato» spiega Daniele Tronco segretario di Spi Cgil metropolitano Venezia. «Dopo gli incentivi della Regione alla medicina integrata di gruppo, sembrava che ci fosse l’intenzione di un cambio di rotta. È evidente che il Covid abbia cambiato la prospettiva. L’assenza di medici costituisce un disagio per le persone, che crediamo abbia influito anche sull’emergenza Covid.
Le situazioni più critiche erano quelle di Marghera e di Mira. Su Mira ora c’è una certa prospettiva, con il protocollo sottoscritto con il sindaco, ma rimangono 46 aree carenti in tutta la provincia».
Ma le lacune non interessano la sola medicina generale, ma anche la continuità assistenziale, ex guardia medica. In tutta la provincia, sono 90 i posti vacanti, di cui 52 nella Usl 3 Serenissima e 38 nella Usl 4 del Veneto orientale.
Un dato che, letto insieme alla carenza di medici di famiglia, si spiega anche con i numeri considerati “troppo chiusi” per la facoltà di Medicina, prima, e per le specialistiche, poi. Controsenso: nonostante l’assoluto bisogno di medici. «Le borse sono assolutamente insufficienti» tuona Tronco. «Dal 2017 al 2019, in tutto il Veneto abbiamo perso 155 medici convenzionati. Questo ci ha portato ad avere ben 415 incarichi vacanti come guardia medica e 326 zone carenti per i medici di medicina generale».
Se la situazione è grave parlando di incarichi, è disastrosa guardando ai posti letto. Erano 47 quelli programmati negli ospedali di comunità della Usl 4 entro il 2019. Quanti ne sono stati realizzati? Zero.
Ed erano 16 quelli programmati nelle unità riabilitative territoriali sempre della Usl 4 del Veneto orientale. E ancora zero quelli realizzati. Mentre sono stati rispettati i piani per gli hospice: 17 su 17.
La situazione è (forse) meno grave nella Usl 3 Serenissima. Anche qui, zero nuovi posti letto nelle Urt, le Uni (sui 25 programmati). Quanto a quelli negli Ocp, dei 118 programmati ne sono stati realizzati 92; negli hospice, invece, 41 su 56. «All'interno delle schede ospedaliere già presentate c’era la previsione di un taglio dei posti letto. Ora è necessario ripensare all’intero sistema, a partire dalla medicina di territorio. Servono posti letto servono nuove assunzioni: è questa la sola strada da seguire» conclude Tronco. —
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