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Fusina, ok all’inceneritore ma senza linea fanghi Pfas

La decisione presa nel tavolo tecnico tra Regione e ministero dell’Ambiente. Roma: «Bisogna approfondire la tecnologia». Ma Veritas si dice soddisfatta

Francesco Furlan
2 minuti di lettura

VENEZIA. La linea per l’essiccazione dei fanghi urbani, compresi quelli contaminati dai Pfas, finisce per ora nel freezer, dopo che Veritas, invitata dalla Regione, aveva deciso di sospenderlo. Il percorso autorizzativo per l’inceneritore di Fusina, prosegue quindi esclusivamente per le altre due linee, dei rifiuti (Css) e del materiale legnoso non riciclabile.

La decisione è stata presa ieri nell’incontro tecnico svoltosi a Roma sul progetto di aggiornamento tecnologico del polo impiantistico di Fusina, tra la regione e i tecnici del ministero dell’Ambiente guidato da Sergio Costa. Nel prosieguo dell’iter autorizzativo, la prossima conferenza di servizi considererà solo le due linee “convenzionali” dell’inceneritore, scorporando la terza, quella relativa al trattamento dei fanghi di depurazione urbana potenzialmente contaminati dai Pfas.

Questa linea - la numero 3 - dovrà seguire un percorso tecnico scientifico diverso dall’adeguamento tecnologico delle attuali linee già esistenti in quanto «pur essendo condivisa la necessità di trattare i Pfas», fa sapere la Regione, «tale operazione dovrà essere effettuata con tecnologie preventivamente validate dalla comunità scientifica nazionale».

Nel sostenere la linea per i fanghi il direttore generale di Veritas, Andrea Razzini, aveva spiegato che «la comunità scientifica oggi è d’accordo sul fatto che il migliore modo di smaltire i Pfas e altri micro inquinanti è la combustione, con la produzione di preziosa energia per l’autofunzionamento dell’impianto, come si fa, per esempio, in Svizzera».

Per Regione e ministero però è meglio muoversi con maggiore cautela. Che la cautela - come osservano i più maliziosi - sia suggerita dalla vicinanza delle elezioni regionali o meno, resta il fatto che la linea per i fanghi per il momento resta in disparte. Nell’incontro infatti è stato stabilito che, prima di effettuare i passaggi autorizzativi, saranno coinvolti, per le scelte tecnologiche, gli enti del sistema nazionale sanitario e di protezione ambientale, «al fine di accompagnare gli enti territoriali nelle politiche strategiche future sui trattamenti degli inquinanti emergenti». «Ben comprendiamo l’utilità di trattare e rendere inerti sostanze come i Pfas», dice l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, «ma prima di procedere in tal senso dobbiamo acquisire maggiori certezze sulle tecniche da mettere in atto. Con assoluto buon senso, pertanto, abbiamo sospeso la procedura sulla nuova linea e richiesto agli enti scientifici nazionali il supporto necessario: prima di procedere con l’eventuale autorizzazione di impianti di queste dimensioni, vogliamo conoscere ogni possibile conseguenza derivante dalla loro attività sul piano ambientale, scongiurando innanzitutto rischi per la salute».

Una scelta che non convince i comitati ambientalisti contrari in tutto e per tutto all’inceneritore. Da parte sua Veritas, già invitata nelle scorse settimane a fare un passo indietro sulla linea dei fanghi, attraverso il presidente Vladimiro Agostini, dice: «Siamo soddisfatti per questo risultato, ma soprattutto dovrebbero esserlo i cittadini, perché in questo modo allontaniamo dal nostro territorio ogni rischio di crisi o emergenze legati allo smaltimento dei rifiuti, in particolare del rifiuto secco residuo, che ora siamo costretti a inviare in impianti in Lombardia». 

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