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I rifiuti urbani sono in aumento ma la ripresa è ancora debole

Modesto incremento in tonnellate rispetto ad aprile per la mancanza di turisti Raccolta differenziata quasi al 75% nei comuni del bacino servito da Veritas

Gianni Favarato
2 minuti di lettura

Gianni Favarato

La ripresa dopo il lockdown dovuto alla pandemia di Covid- 19 c’è ma i turisti, soprattutto stranieri, non sono ancora tornati a Venezia e nelle località balneari del litorale veneziano. Lo si vede dal bilancio della raccolta dei rifiuti urbani nei comuni serviti da Veritas (900 mila residenti totali) a cui vanno aggiunti i turisti, quando c’erano, nello scorso mese di maggio.

Ad aprile le tonnellate erano state 30181. Il mese scorso ne sono state raccolte 36553 tonnellate, con il 74,75% di raccolta differenziata, a fronte delle 45126 tonnellate di maggio dell’anno scorso.

Nel comune di Venezia, Veritas ha raccolto 11796 tonnellate di rifiuti (dei quali il 65,65% differenziato), poco più delle 10168 tonnellate ad aprile 2020, ma ancora molto meno delle tonnellate che si raccoglievano, ben prima del lockdown nel maggio 2019 che erano pari a 15869 tonnellate. Anche le altre località turistiche del Veneziano, a cominciare da quelle del litorale, hanno visto un aumento, della produzione di rifiuti urbani, conseguenza della riapertura, ancora parziale, delle strutture alberghiere, di ristoranti, camping e residenze turistiche. Malgrado tutto, guardando i dati, la raccolta differenziata dei rifiuti è complessivamente in aumento, nonostante i record già raggiunti negli ultimi anni. «Si tratta di risultati importanti, che collocano la nostra area metropolitana al vertice nazionale per differenziata», commenta Veritas spa, sottolineando che ha ormai da anni ridotto al 3% l’utilizzo della discarica, il sistema di smaltimento più diffuso e utilizzato in Italia.

«Il 74% delle 530.000 tonnellate di rifiuti raccolte ogni anno nel nostro territorio segue le filiere della differenziata certificata», sottolinea Veritas. «Il rimanente è rifiuto secco residuo non differenziato che diventa Combustibile solido secondario (Css) che, come dice la parola stessa, non è un rifiuto ma un materiale fino all’anno scorso utilizzato da Enel per produrre energia elettrica nella centrale a carbone Andrea Palladio, ora ferma e in fase di riconversione al gas». «Non a caso», aggiunge Veritas, «il Css viene ora inviato in impianti di altre regioni, che da questo ricavano energia, con costi di smaltimento crescenti. Con questo trend, le bollette dei cittadini e delle imprese sono infatti destinate ad aumentare ogni anno di quasi 6 milioni di euro». Per questo Veritas, ribadisce che « non intende inviare in discarica e quindi il Css deve essere smaltita», per questo insiste sul progetto in attesa dell’autorizzazione finale per il potenziamento dell’inceneritore di Fusina «altrimenti il cerchio dell’economia circolare non potrà essere chiuso».

«Mentre qualcuno polemizza sul nostro impianto di Fusina, diffonde dati falsi e atterrisce i cittadini con paure inesistenti, noi facciamo i fatti», commenta il presidente di Veritas, Vladimiro Agostini. «I numeri mi impongono però di tornare su una questione molto dibattuta in questi giorni. Infatti, mentre qualcuno polemizza sul nostro impianto di Fusina, diffonde dati falsi e atterrisce i cittadini con paure inesistenti, noi facciamo i fatti. Questi dati dimostrano infatti che da noi le più avanzate politiche di riduzione dei rifiuti e di smaltimento e riutilizzo sono una realtà. Qui tutto viene riciclato o trasformato in energia: sfido chiunque a trovare un territorio dove l’economia circolare e il riutilizzo dei rifiuti sono così avanti». —

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