«Impossibile garantire l’orario regolare»
Zennaro (associazione presidi) pensa ai doppi turni: «Faremo gruppi di livello, meno numerosi per i ragazzi più in difficoltà»
Laura Berlinghieri
«Che lo dicano, a Roma: a queste condizioni, non si può assicurare l’orario scolastico integrale». Non è una boutade, ma pura matematica. La certezza di Luigi Zennaro, dirigente dell’Ic Gramsci di Camponogara e presidente provinciale dell’Associazione nazionale presidi, muove da dati concreti: aule scolastiche troppo piccole e classi troppo numerose per rispettare il distanziamento interpersonale prescritto. Questo porta a doppi turni: «Gruppi di livello: più numerosi per i più bravi, meno numerosi per quelli con più difficoltà, perché possano essere seguiti meglio dagli insegnanti. Con lezioni alternativamente al mattino o al pomeriggio e, a rotazione, una giornata tutti insieme, in uno spazio che possa contenere tutti». E quindi ore dimezzate. «Non posso chiedere ai professori di fare lezione per il doppio delle ore del contratto» spiega Zennaro. E addio tempo pieno, inserimento dei più piccoli e “pre scuola” per genitori che vanno al lavoro presto. Forse addio alla mensa. «Come si può pensare a un distanziamento nelle mense? I bambini inizieranno a mangiare alle 11 per finire alle 15?» si interroga il dirigente.
Intanto, metro in mano, i presidi misurano l’ampiezza delle aule, studiando la disposizione degli studenti alla riapertura. «Secondo i criteri stabiliti, ci sono aule che possono accogliere al massimo 16 studenti, altre 20. Ma alla secondaria ci sono classi anche con 27 ragazzi» spiega Marco Sinatora, dirigente dell’Ic Ilaria Alpi di Mestre. Per questo si parla di edilizia leggera o di strutture esterne per le lezioni. «In alcune situazioni sarebbe sufficiente eliminare la tramezza tra un’aula e l’altra, ottenendo uno spazio unico, ma questi lavori non si realizzano in due giorni e siamo quasi a luglio». Lo stesso, a maggior ragione, per strutture esterne: «L’utilizzo di teatri e cinema esige un coordinamento tra enti, associazioni e istituzioni, difficilmente immaginabile a luglio e agosto». La bizzarria è che, parlando di distanziamento in aula, questo era già previsto dalle norme pre Covid. La regola è di 1,96 metri quadrati a studente. Una norma facilmente aggirata non tenendo conto dello spazio della cattedra. «Confidiamo in regole precise che non si basino sulla speranza di un non ritorno della pandemia», dice Emilio Meneghetti, responsabile sicurezza del Liceo Benedetti. Qui sono stati sistemati dei pannelli in plexiglas per la maturità, da smantellare prima dell'inizio delle lezioni.
«L’allestimento per gli esami di Stato è costato 3 mila euro. Ripetere l’esperienza per tutta la scuola comporterebbe un esborso di 120 mila euro. E poi sono schermi troppo fragili e permarrebbe il problema del ricambio dell’aria». Serve una nuova soluzione. «Ci stiamo informando sui generatori che purifichino l’aria, da tenere in funzione durante la notte». D’altra parte, le classi sono numerose anche a causa di criteri che non hanno tenuto conto dell’emergenza Covid. Per questo si è proceduto con accorpamenti delle classi meno numerose, fino a formare gruppi anche di 30 studenti. Ma le incognite proseguono, a partire dall’utilizzo della mascherina. «Sotto i 6 anni non sono obbligatorie. Ma se un bambino si ammala, il rischio è che possa contagiare compagni e maestre, creando un piccolo focolaio proprio a scuola. La colpa sarà di insegnanti e dirigente?», si interroga Zennaro. «E chi si occuperà della sanificazioni? Il personale Ata, falcidiato da tagli continui?». —
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