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Mele, patate e radicchio: venti quintali di prodotti per aiutare 450 famiglie rese povere dal virus

L’iniziativa degli agricoltori della Cia a favore della Caritas veneziana. «Le richieste delle persone bisognose triplicate in questo periodo»

Marta Artico
1 minuto di lettura

VENEZIA. Mele del Trentino, carote, radicchio e patate di Chioggia e del Padovano. Venti quintali di prodotti articoli sono stati donati ieri da Ases - Agricoltori Solidarietà e Sviluppo, la ong della Cia - alla Caritas di Venezia che a sua volta li ha distribuiti a 450 famiglie bisognose.

All'arrivo del carico erano presenti il direttore della Caritas veneziana, Stefano Enzo, il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini, quello di Cia Padova, Roberto Betto e quello di Cia Venezia, Paolo Quaggio. «Oggi il numero dei nuovi poveri è cresciuto», ha spiegato Mario Quaresimin, vicepresidente nazionale di Ases, «anche a causa dell’emergenza coronavirus. C’è uno spaventoso incremento di persone preoccupate perché non sanno a chi chiedere aiuto, non sanno come sfamare i figli e si vergognano di trovarsi, per la prima volta, in difficoltà».

Ecco perché ASeS-Cia ha organizzato questa campagna, che ha luogo nella prima settimana di giugno e culminerà il giorno 7 in occasione del World Food Safety. «La nostra intenzione è quella di coordinare la campagna in Italia con iniziative analoghe e contemporanee presso le sedi estere di ASeS in Paraguay, Senegal e Mozambico». Sono stati scelti prodotti orticoli con scadenza non ravvicinata (dal radicchio alla carote, dalle mele fino alle patate).

I 20 quintali hanno consentito la realizzazione di 450 “buste della spesa” che la Caritas ha distribuito. «Questa iniziativa», ha specificato il direttore della Caritas sottolineando che le richieste delle persone bisognose a causa del Covid sono triplicate, «ci ha fatto riscoprire i valori essenziali. Abbiamo imparato che siamo deboli ma che con l’aiuto che viene dalla terra, dal lavoro dell’uomo, possiamo avere fiducia nel futuro. Con questa donazione potremo aiutare 450 famiglie che si sono rivolte alle nostre strutture, le quali si aggiungono a quelle che avevamo già in carico».

«Il virus», ha aggiunto Passarini, «non risparmia nessuno, non è un problema degli altri, è un problema nostro, di tutti. Era doveroso intervenire con un gesto di solidarietà nei confronti di chi sta peggio di noi perché nessuno può e deve sentirsi escluso in questo momento drammatico». «Agricoltura, solidarietà e sviluppo», ha dichiarato Quaggio, «cioè le parole che formano il nome dell’associazione, riassumono il carattere di questa iniziativa e lo spirito degli agricoltori. Pochi giorni fa una nostra azienda è stata danneggiata da un incendio. Anche in quel caso si è messa in moto la macchina della solidarietà, con aiuti provenuti anche fuori dal mondo Cia: segnali incoraggianti».

«Il mio auspicio», ha concluso Betto, «è che la politica si accorga del valore dell’agricoltura, che è stato essenziale durante il lock-down ma che continua ad esserlo quotidianamente. È un lavoro bellissimo ma che spesso è poco riconosciuto».

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