Da Folin a Zingarelli Tutte le uscite di scena della gestione Brunello Paolo Costa il successore
Decine di consiglieri se ne sono andati negli ultimi tre anni Calimani: «Il patrimonio delle fondazioni sia usato per la crisi»
Alberto Vitucci
IL RETROSCENA
Grandi manovre per il rinnovo ai vertici della Fondazione di Venezia. Entro giugno il consiglio generale dovrà votare il nuovo presidente, al posto del commercialista Giampietro Brunello giunto al limite dei due mandati. In pole position, a quanto pare, c’è una vecchia volpe della politica veneziana. L’ex sindaco, ex rettore ed ex ministro Paolo Costa, economista. In questo momento non pare avere molti rivali. Forse il rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi, anche lui indicato come possibile successore di Brunello. Contesa all’ombra del colosso finanziario tornato in questi giorni alla ribalta per la crisi dell’M9. 110 milioni investiti in un progetto che non decolla. Debiti e difficoltà che adesso hanno convinto la Fondazione a prendere in esame altre opzioni, come la vendita (poi smentita) del palazzo dei Tre Oci, la trasformazione in hotel della vecchia sede a piazzale Roma. «E’ ora che le Fondazioni mettano a disposizione i loro capitali, che sono i risparmi dei cittadini, per fronteggiare questa crisi», ha proposto Riccardo Calimani, scrittore veneziano che ha fatto parte per qualche anno del Consiglio generale della Fondazione. Ne è uscito a fine mandato come decine di amministratori, consiglieri, architetti. Un elenco lunghissimo, che in questi giorni è oggetto di dibattito tra chi difende l’attuale establishment e e chi chiede una svolta decisa nella politica dell’ex fondazione bancaria della Cassa di Risparmio, adesso diventata M9. Un’avventura che molti avevano visto con preoccupazione, per i grandi investimenti dell’operazione immobiliare. Uscite silenziose, in qualche caso clamorose. Dimissioni, mancati rinnovi dei contratti. Contrasti personali con il presidente Brunello, transazioni. E veri e propri licenziamenti.
L’ultimo ad andarsene, solo tre mesi fa, è stato Valerio Zingarelli. l’amministratore delegato di Polymnia, la società della Fondazione che aveva guidato l’apertura del Museo M9, inaugurato il 1 dicembre del 2018. Si è dimesso, sostituito da Edmondo Pasquetti e Stefano Sarnia, responsabili della gestione degli ultimi due anni. Prima se n’era andato Guido Guerzoni, e anche il docente di Economia Ignazio Musu. Come lui anche Cesare Mirabelli.
Così l’architetto Plinio Danieli, creatore del progetto M9 e amministratore di Polymnia, ha ricevuto il benservito dalla nuova gestione. Se n’è andato anche Marino Folin, ex rettore Iuav per divergenze con l’ex presidente Fortunati. Rientrato, poi di nuovo uscito da una Fondazione che evidentemente gli andava sempre più stretta. Tra i licenziati dell’ultimo periodo anche Lorenza Pandiani e Massimo Lanza, quest’ultimo per conflitto di interessi dopo che aveva assunto la presidenza di Veneto Banca. Una norma, osservano alcuni, non applicata in seguito con le analoghe vicende dei revisori dei conti Renato Murer e Carlo Pesce, e nemmeno con il consigliere Giorgio Piazza. Il catalogo è lungo. E comprende anche Paolo Rubini, l’architetto Paolo Lucchetta. E l’ex direttore Fabio Achilli. Entrati in Fondazione tra gli altri l’ex pm Carlo Nordio, Marco Cappeletto (nominato da Brugnaro). Del Cda ora fanno anche Luigi Magistro, ex commissario del Cvn, l’ex deputata Maria Leddi, vicepresidente. —
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