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«Troveremo la forza di risollevarci come abbiamo fatto dopo la guerra»

Lia Finzi, storica esponente dell’Anpi: «Abbiamo superato epidemie terribili in passato, ritroviamo la voglia di ripartire»

Alberto Vitucci
2 minuti di lettura

Alberto Vitucci / VENEZIA

Sarà la prima volta. Anche per Lia Finzi, storica esponente dell’Anpi impegnata nel sociale da una vita, sarà l’unico 25 Aprile senza la piazza, le bandiere, i cortei, i canti partigiani. «Ci stiamo organizzando per fare qualcosa anche da qui», dice nella sua casa della Giudecca, «questo è un appuntamento troppo importante. Dalla Liberazione dipende la nostra libertà di oggi, la nostra democrazia. Dobbiamo difenderla e ricordarla. Sempre. Isolando chi vuole negarne l’importanza. E magari provando anche a educarli».

Elionella Finzi detta Lia, compirà 92 anni il prossimo 19 agosto. Ironia, memoria storica e lucidità non le mancano di certo. Come la grinta e la grande passione politica, rimaste le stesse di settant’anni fa. Esponente di punta della sinistra veneziana, per anni assessore al Sociale delle giunte rosse di Mario Rigo e Gianni Pellicani, poi presidente dell’Anpi, l’associazione dei Partigiani italiani. Vedova di Girolamo Federici, importante esponente del Pci, senatore e presidente della Lega delle Cooperative a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta.

Come vivrà questo primo 25 aprile con il virus?

«Ci stiamo organizzando per una grande manifestazione via web con l’Anpi e il presidente Placella. Oggi viviamo un momento particolare, un’emergenza mai vista nel Dopoguerra. Speriamo di uscirne presto. Ma dobbiamo trovare la forza di andare avanti, scoprire nuovi momenti di partecipazione, nuove idee e nuove energìe. Le nuove tecnologìe aiutano, anche se la comunità e la partecipazione sono un’altra cosa. A scuola è diverso stare in classe e parlare con i compagni e la maestra. Mi auguro che da tutto questo nostri i ragazzi capiscano che possono avvenire all’improvviso dei fatti così incombenti e disastrosi. Da cui bisogna risollevarsi, trovando nuove risorse. Fu così anche per noi dopo la guerra».

Come ricorda il 25 aprile del 1945?

«Come una vera... liberazione. Le leggi razziali avevano costretto noi ebrei a lasciare l’Italia. Nel 1938 ero alle elementari, fui cacciata dalla scuola. Poi nel 1943 scappammo in Svizzera con mio padre e mia sorella. Fummo fortunati, perché ci accolsero. Tanti vennero respinti, ottomila persone, tra questi anche Liliana Segre, e deportati in Germania».

Poi due anni dopo, la fine dell’incubo.

«Ma non fu un ritorno felice. Ci facevano tornare a scaglioni, noi arrivammo che era ormai estate. Non avevamo più la casa, mia madre era morta. Non c’era più nemmeno la gioia e l’atmosfera di festa dei giorni della Liberazione. Ma una grande tristezza diffusa. Tanti giovani non erano tornati dalla guerra, così tanti partigiani e tanti ebrei deportati nei campi di concentramento. Ma c’era la voglia di ripartire».

Quello che servirà anche oggi dopo la pandemia.

«I tempi sono diversi, certo. Ma anche allora avevamo bisogno di recuperare tutto quello che avevamo perduto, a cominciare da due anni di scuola, dalle amicizie spezzate»

Sarà il suo primo 25 aprile in casa.

«Sì. È una cosa strana, mai successa prima. Per la prima volta non potremo andare in piazza, tutti insieme. Ma ci stiamo organizzando. Il momento non è felice dal punto di vista economico. Ma dobbiamo avere la voglia di riprendere. E di non dimenticare il 25 Aprile del 1945. Ci ha portato la libertà di parola e di stampa, una Costituzione antifascista e moderna ancora oggi all’avanguardia».

C’è chi ancora non lo riconosce

«Se penso che Liliana Segre ha bisogno di protezione perché viene minacciata... ci sono forze che ancora oggi mettono tutto sullo stesso piano. E non capiscono che quella lotta di Liberazione ci ha davvero restituito la libertà, ci ha salvato. Per fortuna io credo che non siano poi molti. Ma è pericoloso. Dobbiamo tutti insieme isolare questo virus. E perché no, provare anche a educare queste persone».

Usciremo dall’emergenza?

«Anche in passato abbiamo avuto epidemia terribili, la poliomielite, la Spagnola. Poi il vaccino è stato trovato. Ce la faremo. E dobbiamo avere voglia di ripartire. Buon 25 Aprile a tutti!»

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