Confiscati gli appartamenti Keke Pan, ex boss di via Piave
L’Agenzia nazionale li userà per scopi sociali. Al Comune ne restano due La condanna per immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione
Mitia Chiarin
Mitia Chiarin
Solo due degli appartamenti confiscati a Keke Pan, l’ex re di via Piave, rimarranno in uso al Comune di Venezia. Il primo in via Piave affidato ai Servizi sociali, il secondo in via Cappuccina. Il resto degli immobili sarà affidato nei prossimi mesi alla Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata (ANBSC) che ne sosterrà le spese e ne deciderà il riutilizzo a fini sociali. L’imprenditore nel luglio del 2015 si era visto confermare la condanna dalla Corte d'Assise d'Appello di Venezia che aveva applicato uno sconto di pena di due anni e due mesi rispetto alla condanna in primo grado a sette anni e otto mesi. Le accuse mosse a Pan erano di associazione a delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. La lista degli appartamenti era lunga finiti sigillati era lunga: dieci immobili inizialmente sequestrati sono stati restituiti ai proprietari che li avevano affittati a Pan senza sapere del loro utilizzo criminoso; per 13 si è concluso l'iter di confisca mentre 10 sono stati dati in affitto al Comune di Venezia. Il Comune aveva stipulato, durante l'amministrazione Orsoni, un contratto per la gestione dei beni, di 120 mila euro l'anno a fronte di 600 mila euro di lavori di ristrutturazione, per ospitarvi gli uffici delle Politiche sociali, iniziando dal Centro Anti Tratta e, in prospettiva, di insediarvi alloggi per padri separati in difficoltà ma anche di utilizzare alcuni degli appartamenti per insediarvi uffici operativi della Polizia municipale.
Tra i primi a spostarsi, per poco tempo, in via Piave erano state le associazioni d’arma. «Ma poi abbiamo dovuto trovare loro un’altra sede per i soci delle associazioni d’Arma oramai anziani faticano a raggiungere un appartamento al settimo piano in uno stabile con un ascensore che spesso non funziona», spiega la vicesindaco Luciana Colle. Con il passare degli anni il vecchio progetto di riutilizzo a fini sociali degli alloggi, che era stata ipotizzata dalla vecchia giunta di centrosinistra, ha finito con la nuova amministrazione a rappresentare più che una opportunità un costo. La vicesindaco Colle spiega: «Prima le norme impedivano la possibile vendita di questi immobili in affitto passivo, per impedire che potessero rientrare in un circuito criminale. Oggi, con le nuove norme, sarà direttamente l’Agenzia nazionale con i fondi dello stato ad occuparsi di questi immobili, spese comprese».
Per mantenere i dieci appartamenti il Comune in questi anni si è accollato varie spese: oltre i 120 mila euro di manutenzioni straordinarie si sono aggiunti anche i costi delle spese di condominio, che ammontano a circa 20 mila euro l’anno, relativi ad immobili di tre condomini, Piave 161, Meridiana e Rossana, situati in via Piave ai civici 161/a e 161/b, 145 e in via Cappuccina 127.
Con l’Agenzia nazionale si era concordata una graduale riconsegna alla ANBSC degli immobili sotto sequestro in attuale gestione al Comune di Venezia. «Andiamo sostanzialmente nei prossimi mesi a dare attuazione a quella intesa, siglata dalle precedenti amministrazioni e non dalla nostra. Come amministrazione terremo per i Servizi sociali sono due degli alloggi. Degli altri si occuperà lo Stato». —
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