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Coronavirus a Venezia: all'Actv la cassa integrazione per nove settimane

Prima volta nella storia dell’azienda, da oggi in servizio 1.500 lavoratori su 3 mila. La preoccupazione dei sindacati: «Misure eccezionali, tutelare la salute di tutti»

Eugenio Pendolini
2 minuti di lettura

Venezia

Da questa mattina, Actv entra ufficialmente in cassa integrazione. È la prima volta nella storia. La misura straordinaria, annunciata nei giorni scorsi dall’azienda del trasporto pubblico, riguarderà tutti gli oltre tremila dipendenti. Per come formulata dall’azienda, interesserà ogni giorno il 50% degli addetti al servizio del trasporto (tra comandanti, marinai e autisti lavoreranno circa in seicento su un totale di 1.200), dei meccanici, degli amministrativi e degli altri uffici. Ci sarà una turnazione settimanale e, ad eccezione di chi dovrà assentarsi da lavoro per le ferie arretrate da smaltire, avrà una durata complessiva di nove settimane per ciascun dipendente. L’azienda parla di una scelta inevitabile, legata al crollo degli incassi delle ultime settimane quantificato in meno 140 mila euro al giorno di incassi. Senza la ripresa del turismo, la perdita rischia di arrivare a 100 milioni di euro.

C’è preoccupazione, inutile nasconderlo, tra i lavoratori. Per Marino De Terlizzi, segretario regionale Fit Cisl, la crisi che sta attraversando Actv non ha precedenti: «Va detto immediatamente che alle donne e agli uomini di Actv va fatto un grande ringraziamento. Mantengono un servizio per la cittadinanza essenziale oggi a rischio anche della loro salute e dei loro cari». La Cisl invia poi un appello agli utenti per agevolare i lavoratori di Actv e al rispetto della distanza di sicurezza nei pontili, alle fermate e nei mezzi pubblici. «Siamo consapevoli», aggiunge De Terlizzi, «della specificità del trasporto di Venezia, ma forse per avere un servizio migliore in questa emergenza sarebbe sta meglio prevedere dei servizi navetta in spole, ed i collegamenti con le isole. In questo modo con lo stesso numero di presenze di lavoratori potremmo erogare un servizio con maggiore frequenza e garantirlo fino alla fine emergenza che speriamo avvenga presto. Non vogliamo chiedere il blocco totale dei servizi ma la necessità della salute pubblica deve in questa fase lasciare il passo al diritto alla mobilità».

Per Walter Novembrini, Cgil, da qui ai prossimi giorni non sono da escludere altre restrizioni. «Abbiamo riscontrato notevole confusione gestionale nel proclamare la cassa integrazione», aggiunge il rappresentante della Cgil, «non dimentichiamoci ce stiamo parlando di trasportare chi si muove nel territorio comunale per delle urgenze, e questo servizio deve essere garantito». Per la Cgil, la solidità economica dell’azienda deve essere messa «in secondo piano dopo la tutela della salute e degli utenti»: «E la sostenibilità del servizio deve essere garantita indipendentemente dai turisti: non può essere che con il calo di visitatori il servizio venga messo a rischio». Per questo Regione e Comune, conclude Novembrini, dovranno a emergenza conclusa rendersi conto della specificità di un territorio come Venezia e delle sue ricadute sul trasporto pubblico.

Per Alberto Cancian, Usb, la priorità adesso va alla salute dei dipendenti e al mantenimento dei posti di lavoro. «Ci troviamo in una situazione in cui non avremmo mai voluto essere - spiega - invitiamo la cittadinanza a seguire le direttive dei comandanti e degli autisti, e l’azienda a rifornire i lavoratori di mascherine e gel detergenti. Ora non è il momento di polemiche, ma visti i possibili ammanchi nessuno si sogni in futuro di farli ricadere sui lavoratori e sul servizio di trasporto pubblico». —


 

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