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Vazzoler, la “banda” attiva da più tempo

L’esordio in aula del pm D’Angelo che rinvia la requisitoria La difesa cerca di opporsi: appuntamento il 25 marzo

Cristina Genesin
2 minuti di lettura



Stop e rinvio al prossimo 25 marzo per il processo a carico del dentista-faccendiere di Musile di Piave (e padovano d’adozione) Alberto Vazzoler, 60 anni, il “re” del riciclaggio internazionale. E un autogol: la consulenza tecnica della difesa, firmata dalla professoressa Daniela Saitta, ha spianato la strada per l’estensione temporale del reato di associazione a delinquere che, anzichè partire dal dicembre 2015 come indicato nel capo d’accusa, è stato anticipato al gennaio dello stesso anno dal pm Roberto D’Angelo in esordio d’udienza. Un’udienza programmata per la requisitoria della pubblica accusa con la (prevista) richiesta di condanna dell’imputato. Niente da fare.

verso la conclusione

Di fronte a quella correzione chiesta (e ottenuta) dal pm, il collegio dei difensori (il penalista trevigiano Francesco Murgia e l’avvocato Maria Grazia Stocco) hanno tentato di opporsi. O meglio di sbarrare la strada, preannunciando che sarà rinnovata la richiesta di una perizia contabile-finanziaria di fronte a un’accusa che introduce dei fatti nuovi nel processo. Non si può, a detta della difesa, andare alla chiusura del processo senza sviscerare i nuovi comportamenti illegali contestati all’imputato. Ma il tribunale è stato di tutt’altro avviso. E ha deciso: quell’allungamento temporale delle condotte criminali sono «una puntualizzazione e specificazione dei fatti». Insomma, avanti tutta verso il rush finale. Alla difesa (per ora) non è rimasto che portare a casa quel rinvio per “termini a difesa”, una pausa di una ventina di giorni prevista dalle norme che consentirà ai legali di approfondire la nuova contestazione destinata di allungare di quasi un anno la “condotta” criminale addebitata a Vazzoler, considerato il cervello di un’organizzazione a delinquere specializzata nel riciclaggio di danaro. Un’organizzazione con ramificazioni dal cuore dell’Europa ai paradisi fiscali distribuiti tra Balcani (Croazia) ed Emirati Arabi, in particolare Dubai. E qui è tornata la coindagata padovana Elena Manganelli Di Rienzo (il procedimento a suo carico è alla procura di Venezia) che ben si è guardata dal rientrare in Italia, pur chiamata a testimoniare. La “banda” Vazzoler avrebbe riciclato ben 117 milioni di euro per clienti evasori del fisco italiano (e non solo), monetizzando il danaro custodito nel paradiso fiscale della Svizzera che non poteva più essere recuperato in modo regolare perché sfuggito allo scudo fiscale. Così sarebbe stato spostato passando attraverso i Balcani, tramite società cartiere e cooperative con giri di fatture per operazioni inesistenti in grado di giustificare la circolazione dei soldi sporchi. Soldi poi recuperati a Dubai, con il finto acquisto di lingotti d’oro, e fatti rientrare in Svizzera tramite corriere internazionale per la consegna ai “legittimi” proprietari.

Dietro front

In aula l’imputato Vazzoler che, nei giorni scorsi, ha inviato una lettera di scuse al tribunale, revocando la ricusazione della presidente del collegio giudicante Nicoletta De Nardus preannunciata nella precedente udienza: un coup de théâtre che aveva lasciato di stucco pure i difensori. Tante scuse e l ’ammissione di un colpo di testa. Ieri il rientro in cella, innervosito dal non poter abbracciare la fidanzata (indagata a Venezia) la trevigiana Silvia Moro presente a tutte le udienze. L’emergenza coronavirus ha provocato la sospensione dei colloqui tra detenuti e familiari. —



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