Il petroliere Gabriele Volpi conquista l’Interporto
Dopo sei anni di concordato e due bandi i liquidatori vendono per 30 milioni gli asset del Centro Intermodale Adriatico alla River Docks dell’industriale ligure
Gianni Favarato
Grandi manovre per il controllo dei terminal nel porto commerciale di Venezia, con l’entrata in scena di grandi investitori che puntano sul traffico di merci da e per l’entroterra delle regioni del Nordest, con il Veneto in testa. Dopo sei anni di concordato fallimentare e due gare d’asta, gli asset industriali di Tia – la “new company” dell’Interporto, l’ex Centro Intermodale Adriatico (Cia) di Eugenio De Vecchi – in concordato, finiscono attraverso la società River Docks, nell’orbita della Orlean Invest Holding di Gabriele Volpi, l’imprenditore ligure molto attivo nel campo petrolifero e della logistica dedicata detto “Gabriele l’africano” per il suo attivismo in Africa – in particolare in Nigeria e in Mozambico dove esistono ancora grandi giacimenti di greggio e gas – e a cui si attroibuisce un presunto patrimonio personale di oltre 2 miliardi di euro. Gabriele Volpi aveva già presentato un’offerta da 68 milioni i euro e vinto il primo bando d’asta per la Cia in concordato, ma l’operazione era andata a monte per l’opposizione di due banche creditrici della indebitata società di Eugenio De Vecchi.
I commissari liquidatori avevano così indetto un secondo bando d’asta , vinto dal fondo di investimento internazionale Thor – spalleggiato secondo notizie ancora non ufficiali, dalla joint venture costituita dal gruppo vicentino Fiamm e dalla giapponese Hitachi – che però, dopo una trattativa lunga mesi, aveva chiesto un ribasso dei costi di acquisizione inaccettabili per i liquidatori. Al secondo bando aveva partecipato di gruppo Gabriele Volpi attraverso la sua River Docks che da oltre 40 anni gestisce il più importante Oil Service Center della Nigeria. Così, pochi giorni fa, è stato sottoscritto il contratto definitivo per la cessione di tutti gli asset di Interporto di Venezia e di Terminal Intermodale Adriatico a River Doks , dopo che già nel 2018 si era giunti, con il primo bando, a un passo dal closing. Il Gruppo Orlean si è così aggiudicato anche la seconda e ultima gara indetta nello scorso novembre dai liquidatori giudiziali, Umberto Lago e Roberto Reboni con la supervisione del Commissario Giudiziale Piero De Bei.
«Il perimetro dell’operazione, più ristretto della precedente e il cui controvalore si aggira intorno ai 30 milioni di euro – spiega un comunicato dello Studio La Scala – comprende la concessione portuale storicamente assegnata al Centro Intermodale Adriatico e tutte le aree e gli immobili di proprietà di Interporto che servono l’importante terminal commerciale di Marghera.
Nelle prossime settimane andrà in asta anche la limitrofa area di Sonora srl (la società immobiliare di Eugenio De Vecchi) , destinata nel piano concordatario all’ulteriore sviluppo delle attività portuali». Con la cessione di Tia-ex Cia a River Docks si conclude la gestione giudiziaria dell’infrastruttura che già faceva capo al Gruppo De Vecchi e che in questi anni è stata affidata ai manager di fiducia degli organi della procedura concordataria: Armando Bonetto e Daniele Granzotto.
L’aggiudicazione dei beni dell’Interporto era già intervenuta nello scorso dicembre, ma prima del closing le parti hanno curato il conferimento degli immobili di Interporto nella società concessionaria Tia. Nell’operazione – chiusa avanti il notaio Ernesto Marciano – i liquidatori giudiziali sono stati assistiti dagli avvocati della società La Scala.
Ora i sindacati dei lavoratori hanno chiesto un immediato incontro con la nuova società per conoscere il suo piano industriale dell’Interporto che negli ultimi anni, malgrado il concordato fallimentare, ha continuano ad operare mantenendo intatto il volume delle sue attività nell’area di 240 mila metri quadrati, dotata di una banchina da 500 metri affacciata sul canale Ovest dello scalo, dedicata in particolare all’imbarco e sbarco di merci varie, rinfuse, prodotti siderurgici e può vantare anche un raccordo ferroviario interno collegato con la rete nazionale. —
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