San Donà. Maritan: "Assolto due volte, voglio lavorare»
L’appello di Luciano Maritan, 55 anni, dopo l’assoluzione dell’ex sindaca Zaccariotto che lo impiegò come guardiaparchi
Giovanni Cagnassi
La storia
«Per la seconda volta nella mia vita sono stato assolto con formula piena per non aver commesso il fatto, ora chiedo solo di poter rifarmi una vita e lavorare per mantenere me e la mia famiglia».
Luciano Maritan, 55 anni, pregiudicato sandonatese, non vuole essere sempre e solo associato allo zio e boss Silvano Maritan, in carcere per omicidio, ma guardare avanti verso un futuro migliore. Non si definisce certo “un santo”, ma ha pagato con il carcere le malefatte e adesso vive con un sussidio di disoccupazione assieme alla figlia. Nei giorni scorsi l’ex sindaca Francesca Zaccariotto è stata assolta, accusata di aver abusato del suo ruolo ai tempi in cui gli aveva trovato lavoro come guardiaparchi. Assoluzione che segue quella della dirigente Eugenia Candosin e dello stesso Maritan. Lui per 7 mesi, nel 2013, aveva sorvegliato i parchi della città. E aveva fatto piazza pulita di tossici e pusher.
«Ho chiesto lavoro come ex detenuto» ricorda «nessun favore, neppure sapevo chi era in graduatoria prima di me e mi risulta che tutti comunque abbiano avuto un lavoro. Non dico di essere un santo, ma il mio debito l’ho pagato con la giustizia, scontando in tutto 16 anni. Ma la stessa giustizia non mi ha mai risarcito. Nel procedimento “Zio d’America” nel 2008 mi arrestarono accusandomi di traffico di cocaina. Due anni di carcere e affrontai il processo urlando la mia innocenza, di non sapere nulla di mio zio e di cosa facesse. Mi hanno condannato in primo grado, il mio avvocato Anna Maria Marin ha fatto ricorso in Appello e sono stato assolto con formula piena. Abbiamo fatto istanza per ingiusta detenzione per chiedere un risarcimento come prevede la legge. Allora ero titolare di una ditta che lavorava e ho perso tutto, le banche mi protestarono e ho terminato la mia carriera da impresario, perso i miei affetti».
La corte d’Appello rigetta la richiesta di risarcimento, lo collega comunque allo zio, del quale, secondo i giudici non poteva non conoscere i traffici. Nel 2010 è libero.
«Chiesi aiuto al sindaco Zaccariotto per un lavoro» ricorda «Avevo una figlia e avevo perso tutto. Mi hanno dato un sussidio di 300 euro al mese, poi rinnovato, e infine mi hanno dato un impiego di guardiaparchi svolto correttamente. Nel 2013 mi hanno arrestato per traffico di cocaina, ammisi le responsabilità e fui condannato. Il caso della Zaccariotto è la ciliegina sulla torta. Di quelle 31 persone in graduatoria nessuno è rimasto a casa. Ho affrontato il processo sempre difendendo la Zaccariotto perché non c’è stato alcun favoritismo, mè droga, nè ritorsioni. Solo due giudici mi hanno creduto, ma il pm fece 3 ricorsi. Dopo 8 anni sono stato assolto. E adesso è stata assolta anche la Zaccariotto. «Ma che giustizia è questa?» si chiede «ho speso soldi per l’avvocato, sono visto male dalla gente. Ho chiesto un lavoro al sindaco Cereser, ma mi rispose di no in quanto avevo avuto un precedente con la Zaccariotto. E la legge non riconosce risarcimento se non hai fatto carcere. Ecco cosa mi ha fatto la giustizia: chiuso le porte su tutti i fronti, accusandomi di cose non vere e poi assolvendomi senza risarcirmi di un euro. Io ho sbagliato e pagato con il carcere, chi ha sbagliato con me non si prende le proprie responsabilità».
Ora vive con il sussidio di disoccupazione. Revocata anche la patente tre anni fa per la sorveglianza speciale. E senza patente ha perso il lavoro. Ha fatto ricorso, ma deve pagare le multe pregresse. E come? «Chiedo di poterle pagare» conclude «anche con lavori socialmente utili, per potermi rifare una vita». —
Giovanni Cagnassi
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