Quindicesimo furto alla carrozzeria Moderna di Mestre
Nuovo colpo all’officina di Paolo Favaretto, il terzo dall’inizio dell’anno: «Ho messo anche le telecamere, non ne posso più»
Mitia Chiarin
MESTRE.«Ho fatto tutto quello che mi ha suggerito di fare il Questore. Ho messo le telecamere, ho passato tutte le immagini alla polizia. Mi sono anche trasferito a Mestre per essere vicino alla mia azienda. Ma adesso basta: siamo arrivati al colmo e se serve vado anche a bloccare il traffico in via Miranese. Che mi arrestino, pure».
Paolo Favaretto, titolare della Carrozzeria Moderna in via Giustizia a Mestre, e noto per essere anche il patron del Mirano Summer Festival, ieri mattina ha scoperto il quindicesimo furto nella sua officina.
«È sempre la solita banda delle macchinette del caffè. Rubano pochi spiccioli ma per farlo provocano ingenti danni. Stavolta hanno danneggiato uno dei vetri anti sfondamento rompendolo e hanno scheggito un altro. Non ne posso più anche perché siamo al terzo da inizio anno».
Immediata la replica del questore Maurizio Masciopinto che pochi giorni fa era andato a portare la sua solidarietà e vicinanza al titolare della carrozzeria, danneggiato da continui raid di sbandati e ladruncoli. «Posso dirvi solo che mi sento di essere ancora molto ottimista. Perché la mia visita avrà un esito», dice il questore di Venezia.
Parole, che lasciano intendere ad una prossima svolta nelle indagini sui furti a ripetizione, dal 2014, nell’attività di Favaretto. Anche sull’episodio scoperto ieri è stato aperto un fascicolo. I ladri si sono introdotti all’interno dell’officina spaccando la vetrata della porta di ingresso e hanno asportato pochi euro dai distributori automatici.
Ma Favaretto non ne può più. Anche perché i raid a caccia di monetine si ripetono nonostante le indagini della polizia. E ora minaccia proteste in via Miranese. Per attirare l’attenzione su via Giustizia, laterale della Miranese, che è diventata una sorta di “cul de sac” con la chiusura del passaggio a livello.
Quattrocento metri di strada dove lavorano varie aziende che danno lavoro a 120 persone. Tutte coinvolte dal rischio di ritrovarsi a fare i conti con i furtarelli a ripetizione, messi in atto evidentemente da sbandati a caccia di monetine. «Più di cento famiglie lavorano in questa via e lo fanno per vivere e non possono vivere per pagare i danni compiuti da questi ladri», spiega Favaretto. L’imprenditore è arrivato a contare il furto numero 15. «Portano via pochi soldi ma i danni sono ingenti. Con tutti questi furti io mi ritrovo con danni del valore di 430 mila euro. Il 2020 si è aperto per me, lavorando per ripagare i danni dei tre furti da inizio anno. Pare incredibile ma si lavora per pagare i danni, non per guadagnare. Mica è vita questa» .
Impossibile dargli torto. E si confida nelle parole, ottimiste, del questore Masciopinto. «La mia visita avrà un esito», annuncia. Come a rassicurare sul fatto che l’incontro con l’imprenditore, tartassato dai ladri, ha prodotto una accelerazione alle indagini per individuare gli autori di questi continui furti in azienda. E rasserenare gli animi. —
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