Il pescatore Endri Febo ucciso da un barchino a folle velocità
Chiusa l’inchiesta sulla morte del 53enne il cui corpo fu ritrovato 4 mesi dopo. Indagato per omicidio colposo Claudio Boscolo Chio, correva a 35 km orari
Eugenio Pendolini
CHIOGGIA. Avrebbe cambiato direzione mentre navigava a 35 chilometri l’ora, in zona del Cornio Vecchio. Con una visibilità scarsa a 70 metri, condizionata dalla forte nebbia, e per di più senza avvisare con il segnale acustico. È quanto emerge dalla chiusura delle indagini della Procura di Venezia sulla morte di Endri Febo, lo sfortunato pescatore chioggiotto scomparso il 22 dicembre, quando dopo uno scontro tra due barche di pescatori nei pressi di Pellestrina, sempre nella Laguna Sud, era caduto in acqua. A rispondere dell’accusa di omicidio colposo è Claudio Boscolo Chio, 40 anni.
Il corpo di Febo era stato ritrovato soltanto a fine marzo. Dopo che per alcuni giorni, all’indomani dell’incidente, la salma del 53enne era stata cercata dai vigili del fuoco e dalle forze dell’ordine sia via acqua che con l’elicottero, si era attivata la macchina degli amici che aveva effettuato più battute, anche recentemente, alla ricerca di Endri.

Erano stati proprio alcuni pescatori, domenica verso le 9, a dare l’allarme dopo aver visto un corpo in avanzato stato di decomposizione che galleggiava. Da una prima ispezione cadaverica era subito balzato all’occhio un tatuaggio con una testa di tigre nella stessa posizione di quello che aveva il pescatore disperso. E anche i vestiti - un completo mimetico - trovati ancora addosso alla salma corrispondevano a quelli che indossava Febo nella notte finita in tragedia nei pressi di Pellestrina, in zona Laguna Sud. In tasca era stato ritrovato, oltre al mazzo di chiavi, un paio di occhiali che corrispondono a quelli di Febo.
Secondo le indagini, la barca di Boscolo in quella notte di dicembre procedeva lungo la laguna in zona Motte della valle del Cornio in direzione Chioggia e in una rotta parallela alla barca di Febo. A quel punto, però, la prima avrebbe deciso improvvisamente di cambiare rotta senza segnalare la manovra, andando così a impattare con la barca del pescatore.
Una condotta, secondo la Procura, «consistita in negligenza, imprudenza e violazione delle norme di sicurezza della navigazione». Ma c’è di più. La barca di Boscolo, scrive la sostituto procuratore Federica Baccaglini, «procedeva a velocità altissima sprovvista di luci di segnalazione per la navigazione notturna». Allo stesso quarantenne chioggiotto, su cui pende l’accusa di omicidio colposo, viene anche contestato il falso ideologico perché «in qualità di comandante, al fine di procurare a sé un vantaggio (sottrarsi alla responsabilità del sinistro)», avrebbe dichiarato il falso nella relazione alla Capitaneria di Porto. Senza, infine, nemmeno dare immediato avviso alle autorità dell’incidente da lui stesso provocato. Ora, Boscolo avrà venti giorni di tempo per chiarire tutte le circostanze dell’incidente. —
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