Il valore della diversità nel racconto di Lia Finzi e del convitto Biancotto
M.Ch.insegnamenti
A Quarto d’Altino si fa cultura raccontando esperienze di scuola significative. Quattro incontri ad ingresso libero, aperti a cittadini, famiglie, insegnanti ma anche ragazzi. Il primo incontro si è tenuto sabato scorso alla scuola Roncalli, piena di gente per sentire il racconto di Lia Finzi, educatrice del convitto Biancotto di Venezia, che dalla Liberazione alla fine degli anni Cinquanta divenne la “casa” di una sessantina di ragazzi, veneziani e no, orfani di partigiani uccisi durante la Resistenza.
Con lei a Quarto d’Altino è arrivato Marco Borghi, direttore dell’Iveser, l’istituto veneziano della Resistenza che ospita l’archivio del Biancotto. Foto, documenti e ricordi degli ex Biancottini, presenti all’incontro, sono diventati anche un toccante documentario. Una copia è stata donata dalla Finzi alla scuola di Quarto d’Altino, come testimonianza per i ragazzi.
Lia Finzi, dopo l’esperienza del Biancotto, ha lavorato come insegnante nelle scuole veneziane. Preziosi i suoi consigli alle maestre di oggi.
«Insegnare bene la storia di quello che è successo all’umanità nel passato, aiuta a fare in modo che si capisca che non si può cadere di nuovo negli obbrobri commessi dal fascismo», spiega. E prosegue: «Rigurgiti ce ne sono, lo sappiamo, ma la scuola serve a far ragionare i ragazzi, a farli giudicare attraverso i giornali quello che ci accade. E l’esperienza del Convitto ci dice che la diversità è un valore. Ogni ragazzo è diverso e va valorizzato». Venerdì 13 dicembre il secondo appuntamento del progetto curato dal comitato “Bella Ciao”, con il sostegno di Anpi e sindacati. Si ricorda Barbiana e la “scuola degli ultimi”, con Agostino Burberi, vicepresidente della Fondazione Don Milani e altri docenti che racconteranno l’esperienza dell’Ipsa di Zerman. Il 15 febbraio del prossimo anno sempre alla scuola Roncalli si racconta il maestro Alberto Manzi con la figlia Giulia. Ultimo appuntamento il 20 marzo con l’esperienza dell’associazione “Oltreconfini” e la scuola di italiano per stranieri. —
M.Ch.
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