MESTRE. L’ultimo intervento ieri pomeriggio intorno alle 16.30 in via Cappuccina: due volanti sono intervenute sotto l’abitazione di una donna perché l’ex compagno si era avvicinato alla casa nonostante avesse il divieto di farlo. Sabato, a Udine, un uomo di 39 anni ha accoltellato la madre, originaria di Gruaro, ferendola in maniera grave. Dall’inizio dell’anno la polizia, in tutta la provincia, ha fatto più di un intervento al giorno in base al protocollo Eva, cioè la modalità di primo intervento dei poliziotti in caso di violenza di genere. Lo scorso anno la media era stata la stessa.
Di violenza di genere si parlerà venerdì dalle 9.30 nell’auditorium della Città metropolitana in via Forte Marghera. Sarà presente il vice capo della polizia Vittorio Rizzi, il Prefetto che ha pensato e attuato il protocollo Eva. Presente come relatore anche il Procuratore Capo Bruno Cherchi. Organizzano il convegno i sindacati di Polizia Siulp e Sap.
Sono in netto aumento gli ammonimenti del questore per atti persecutori e violenza domestica dall’inizio dell’anno e fino al 14 ottobre sono stati 62, con una media di uno ogni quattro giorni. Nel 2018 erano stati 56, in media uno ogni 6 giorni e mezzo.
Nel 2018 i centri antiviolenza si sono presi in carico 791 donne che si sono rivolte sia alle forze di polizia che alle strutture di protezione. A livello regionale questo dato è il più alto, seguito da Padova con 779, Vicenza con 587 e Treviso con 514. Al settimo e ultimo posto Belluno con 123. Le fasce di età più soggette a violenza sono quelle tra i 41 e i 50 anni, e tra i 31 e i 40 anni che rappresentano, insieme, oltre la metà dei casi trattati dai centri antiviolenza in Veneto. Stesse fasce di età anche per la nostra provincia.
Nel veneziano le italiane prese in carico sono state 153, le straniere 63, mentre non è stata rilevata la nazionalità di 35. La metà di queste donne è sposata e ha un diploma di primo grado, seguite da quelle con diploma di secondo grado più sotto troviamo donne con la sola scuola primaria e le laureate. Oltre la metà sono disoccupate e hanno figli.
A compiere le violenze, nell’85 per cento dei casi, è il coniuge o il convivente, seguito dall’ex compagno della donna. Nella maggior parte dei casi si tratta di violenza psicologica che precede in classifica quella fisica ed economica. «Dai dati emerge che almeno una donna al giorno subisce violenza da persone a lei vicine» sottolineano Siulp e Sap «C’è la necessità di formare e informare gli operatori di polizia addetti al controllo del territorio e agli uffici di pg. Solo così sapranno dare al meglio risposte alle richieste della a cittadinanza».
«Bisogna sfatare un luogo comune: a subire violenza non sono solo donne appartenenti alle fasce sociali meno agiate. La violenza è diffusa tra le persone colte, come tra quelle che non sono andate a scuola» spiega la dottoressa Linda Bianca Zulianello, che lavora come psicologa al centro antiviolenza Magnolia di San Donà «Il numero di donne che denunciano violenze o che vengono prese in carico dai centri è dovuto soprattutto a maggiore informazione e consapevolezza delle stesse donne di essere delle vittime. Molte, ancora, non se ne rendono conto. Quando arrivano da noi mandate dai servizi sociali o da parenti, capisci che spesso non hanno cognizione di quanto subiscono. È importante che ci sia informazione e noi iniziamo dalla scuola per far capire ai più piccoli che la violenza può riguardare anche la loro famiglia. Questo ci aiuta a conoscere situazioni non ancora emerse» conclude la psicologa «Altro importante aspetto del nostro impegno è quello di lavorare con l’altra faccia della medaglia, cioè con chi la violenza la commette». —