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Operai taglieggiati per restituire lo stipendio

Così le aziende si facevano versare parte dei soldi dai lavoratori. Analisi sui computer per scoprire la contabilità parallela

Eugenio Pendolini
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mestre. «Ti accompagno al bancomat». E dopo aver obbligato i lavoratori (per la maggior parte di origine bengalese e albanese) a prelevare in contenti il proprio “stipendio”, se ne facevano versare in nero una quota. Quella stessa quota che andava poi a ingrossare la contabilità parallela, riportata nei registri segreti, in cui venivano annotate gli stipendi effettivi degli operai retribuiti con il sistema della “paga globale”: niente infortuni, ferie, malattie, tredicesima. Soldi ora sotto la lente d’ingrandimento della Procura, che dovrà indagare se e in che misura servissero a “oliare” il meccanismo di assegnazione dei subappalti da parte dei dirigenti di Fincantieri. . Emergono ulteriori dettagli dall’ordinanza che ha portato all’arresto ai domiciliari il 44enne Mohammed Shafique, titolare di fatto delle due società Gazi srl e Cnb srl, rispettivamente con 38 e 18 lavoratori alle dipendenze. L’inchiesta ha portato a galla una sistema che regolava i rapporti tra aziende subappaltatrici e lo stesso colosso della cantieristica navale. Nella rete delle oltre 80 perquisizioni messe a segno dalla Guardia di Finanza, sono finiti computer e cellulari dei 34 indagati. Ora la Procura di Venezia si avvarrà di consulenze tecniche per capire per filo e per segno come venivano confezionate le buste paga da parte dei titolari delle aziende. Stando alle indagini, infatti, le aziende (tra cui Gold Bengol, Hera Cruise, Arcobaleno, Cnb srl) sulla carta pagavano i dipendenti in maniera corretta ma attraverso l’introduzione di voci fittizie - come la trattenuta di un anticipo del Tfr, o indicando un numero di ore lavorate inferiori a quelle reali - dimezzavano di fatto lo stipendio ai lavoratori. Che erano poi costretti a retrocederlo, e spesso anche di persona dopo averlo ritirato al bancomat di fronte al datore di lavoro. Oltre a Shafique, l’unico raggiunto da una misura cautelare, sono 34 gli indagati dalla Procura di Venezia: 22 responsabili legali, bengalesi e albanesi, di 19 imprese attive nella rete dei sub-appalti della cantieristica navale; 12 i funzionari e dirigenti di Fincantieri disposti, secondo la Procura, da un lato a chiudere un occhio di fronte condizioni di lavori illegali e ritardi nelle consegne, dall’altro a ricevere mazzette e regali di ogni tipo. Le accuse, a loro carico, vanno dallo sfruttamento alla corruzione, e chiamano in causa quanti tra il 2015 e il 2019 hanno lavorato o avuto rapporti con lo stabilimento di Marghera. In cambio di somme di denaro o di regali, per come ricostruito dai magistrati veneziani, chiudevano un occhio sullo sfruttamento del lavoro e garantivano un prolungamento del monte ore inizialmente stabilito. In altri casi, la “retribuzione” arrivava in cambio dell’iscrizione dell’azienda nella rosa dei fornitori della stessa Fincantieri. —

Eugenio Pendolini

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