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Crisi di Governo, i sei nodi da sciogliere per Venezia

Grandi navi, Mose, gpl a Chioggia, sblocca-cantieri, fanghi tossici: la situazione e le incognite, punto per punto

Enrico Tantucci
4 minuti di lettura

VENEZIA. La crisi del Governo gialloverde fa rumore anche in laguna perché rischia di bloccare numerosi provvedimenti, alcuni annunciati, altri ormai quasi operativi, che riguardavano direttamente Venezia e che facevano tra l’altro quasi tutti capo al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.

C’è innanzitutto la questione degli approdi diffusi per le grandi navi a Fusina e Marghera, che sembrava ormai in dirittura d’arrivo, ma ora rischia di fermarsi. E anche la scelta definitiva del nuovo terminal crocieristico tra Chioggia a San Nicolò, annunciata come imminente da Toninelli, è destinata al rinvio a data da destinarsi.

Sembrava prossimo alla firma congiunta tra ministero delle Infrastrutture e ministero dell’Ambiente anche l’atteso nuovo protocollo fanghi per lo scavo dei canali portuali, ma anche qui, probabilmente, si blocca tutto. Come si bloccano anche i fondi di Legge speciale per Venezia 2018/2019: 65 milioni di euro in tutto, perché manca ancora il decreto del presidente del Consiglio e chissà mai se arriverà.

Per lo stesso motivo rischia il rinvio la nomina del nuovo commissario straordinario del Mose, il tenente colonnello dei Carabinieri Gaetano De Stefano. A rischio anche la questione del contestato deposito Gpl di Chioggia, che ora è bloccato, ma che ora potrebbe ripartire alla grande. —

Ecco i sei punti da decifrare

1)  Grandi navi: approdi diffusi, piano destinato a finire in soffitta

Finisce per il momento “congelato” il programma, annunciato dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, degli approdi diffusi per le grandi navi, per spostare entro il prossimo anno un terzo delle navi da crociera dal Bacino di San Marco e dal canale della Giudecca.

Resta formalmente convocata per il 22 agosto dall’Autorità portuale di Venezia la seconda riunione del tavolo tecnico, incaricata dal Ministero, per individuare tutte le procedure tecniche necessarie per spostare le prime grandi navi sopra le 40 mila tonnellate, già da settembre fuori dal canale della Giudecca, utilizzando gli attracchi diffusi.

Entro il 19 agosto tutti i partecipanti al tavolo dovevano presentare una sintesi delle azioni da intraprendere, ognuno per il proprio campo di competenza, per usare da subito gli attracchi diffusi, come le banchine Fusina e Lombardia. Ma a questo, viste anche le difficoltà e le perplessità mostrate dagli operatori portuali per la commistione tra traffico commerciale e croceristico, è difficile che si vada avanti.

2)  Torna in auge il terminal a Marghera

Si ferma anche la scelta tra Chioggia e San Nicolò del Lido come futuro terminal crocieristico permanente annunciata sempre da Toninelli, con tempi comunque di parecchi anni per la realizzazione, previa consultazione pubblica. E paradossalmente con un altro Governo, magari a trazione leghista, potrebbe tornare in pista l’ipotesi di realizzare invece il nuovo terminal a Marghera, sull’area nord del Canale nord, come chiedono il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e il governatore del Veneto, Luca Zaia, abbinando ad esso lo scavo del canale Vittorio Emanuele.

Per Toninelli restavano possibili solo il terminal a Chioggia oppure San Nicolò del Lido, ciascuna con i suoi vantaggi, secondo il ministro, e che, una volta approfonditi sul piano progettuale, dovevano appunto essere sottoposti alla consultazione pubblica tra i cittadini. Ma anche qui, ancora una volta, si rischia di dover ripartire da capo con le grandi navi che continuano a passare. —

3)  Protocollo fanghi: non si parte

Si ferma sul limitare dell’approvazione, con la crisi di Governo, anche il nuovo protocollo fanghi finalmente aggiornato dopo oltre vent’anni, che avrebbe dovuto rendere più agevole l’escavo dei canali portuali, sulla base delle norme vigenti italiane e europee, meno rigide di quelle adottate finora. Il criterio sarebbe quello della non maggior pericolosità.

Se cioè i fanghi scavati non aggravano la pericolosità di quelli già presenti in un sito o utilizzati ad esempio per marginamenti, possono essere stoccati o utilizzati. Il ministro Toninelli aveva dato per imminente la forma del nuovo protocollo, insieme al collega dell’Ambiente, Sergio Costa. Che però, probabilmente, non ci sarà. Il nuovo protocollo fanghi inviato a tutti gli enti interessati doveva essere approvato entro il 20 agosto, per poi arrivare alla sua adozione effettiva con la firma dei due ministri. L’efficacia dell’approvazione del nuovo protocollo, inoltre, è subordinata alla successiva approvazione del nuovo piano morfologico della laguna. Ma c’è il nuovo stop.

4)  Mose, niente commissario dei carabinieri

“Congelata”, con la crisi del Governo, anche la nomina del tenente colonnello Gaetano De Stefano, ingegnere a nuovo controllore del Mose. A designarlo come commissario straordinario dell’opera era stato sempre il ministro Danilo Toninelli, di concerto con il presidente della Regione, Luca Zaia. Ma manca appunto la firma del presidente del Consiglio, perché la nuova nomina diventi operativa e si tratta di capire se Giuseppe Conte avrà ancora i poteri per apporla.

Il recente decreto “Sblocca cantieri” prevede infatti la figura di un commissario che dovrà garantire la regolarità delle fasi di completamento, collaudo e avviamento del Mose. 44 anni, laureato in Ingegneria, dottore di ricerca, autore di studi e pubblicazioni scientifiche sulla risposta sismica dei telai riempiti in muratura, Gaetano De Stefano era stato nominato un anno fa dalla ministra Trenta a capo della Seconda sezione dell’Ufficio progetti del ministero della Difesa. Ma dovrà aspettare. Per capire se la nuova nomina diverrà davvero operativa.

5) Sblocca cantieri: senza firma niente fondi

“Ballano” anche, con la crisi di Governo, i 65 milioni di euro di fondi di Legge speciale per Venezia per il 2018/2019, di cui 46 riservati alla sola Venezia e 19 invece destinati agli altri comuni di gronda lagunare, a cominciare da Chioggia e poi Jesolo, Cavallino-Treporti, Mira, Quarto d’Altino, Musile di Piave, Codevigo e Campagna Lupia.

Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, che non ha mai convocato il Comitatone che normalmente ripartisce i fondi di Legge Speciale, li ha legati in questo caso al decreto Sblocca Cantieri. Ma serve, anche in questo caso, un decreto firmato dal presidente del Consiglio perché i fondi vengano effettivamente erogati. Si tratta di capire, anche in questo caso, se la firma di Conte arriverà. I fondi destinati a Venezia sarebbero stati girati dal Comune a Insula per interventi sulla manutenzione urbana: la prosecuzione dell’escavo dei rii, già ripresa, e la sistemazione di rive e ponti.

6) A Chioggia il progetto Gpl non si ferma

Gpl, Romea, grandi navi. Tre enormi nodi aperti su cui la caduta del Governo potrebbe significare una battuta d’arresto fatale. A temerlo sono gli stessi consiglieri del gruppo Cinque stelle chioggiotti. Il nodo più spinoso è quello del gpl, su cui i ministri grillini Di Maio, Toninelli e Bonisoli avevano fatto promesse precise.

La preoccupazione è condivisa anche dal comitato No Gpl che però ritiene che ci sarebbero ancora i tempi per avviare quei processi amministrativi utili a fermare l’impianto che poi avrebbero vita indipendente anche col vuoto politico.

«Siamo molto preoccupati per le questioni che riguardano Chioggia che si trovano sui tavoli dei ministeri», spiega il capogruppo M5S, Paolo Bonfà, «in particolare speriamo che non trovi uno stop la partita sul deposito gpl. Come abbia trovato autorizzazione un’opera del genere e il benestare di chi prima sedeva ai Ministeri è ancora incomprensibile. Speriamo che la messa in funzione del deposito ora non trovi un’accelerazione». —

 

 

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