MOGLIANO. I Carabinieri della Stazione di Noale, hanno denunciato due coniugi di Mogliano Veneto, per i gravi reati di “concorso in esercizio abusivo di professione medica, continuato” e “falsità materiale”.
La storia ha inizio circa un anno fa quando i Carabinieri della Stazione di Noale, ricevono la denuncia di un professionista, noto medico chirurgo, il quale lamenta di essere venuto a conoscenza che qualcuno utilizzi prescrizioni mediche a lui intestate.
Nello specifico, una giovane donna di Dolo, si era presentata presso uno degli studi medici del miranese ove operava il professionista e, dopo aver effettuato regolarmente il pagamento, chiedeva lumi su alcuni esami clinici che risultavano prescritti proprio dal professionista in questione. Il medico quindi, poteva verificare con i propri occhi che gli esami da effettuare erano prescritti su carta non solo intestata a suo nome, ma riportante anche la sua firma.
Resosi conto di non aver mai visitato la paziente che aveva dinanzi e, a maggior ragione, di non aver mai rilasciato quella prescrizione, alla richiesta su dove fosse stata visitata, la giovane donna indicava uno studio medico presente in Mogliano Veneto ove operavano due coniugi.
Gli accertamenti, esperiti dai Carabinieri di Noale, coordinati dalla Procura della Repubblica di Treviso competente sul luogo, hanno infatti consentito di acclarare che, in Mogliano Veneto, effettivamente due coniugi, dopo aver predisposto parte della propria abitazione ad ambulatorio medico, vi visitavano pazienti, una trentina quelli accertati, effettuando accertamenti sulle loro condizioni fisiche, facendo prescrizioni mediche, dispensando presidi medici, rimedi farmacologici e naturali, esercitando quindi di fatto la professione medica nonché quella di farmacista.
Non solo, emergeva inoltre che, al fine di procurarsi un vantaggio consistito nell’esercitare abusivamente la professione medica, formavano falsamente ricette mediche stilate utilizzando carta intestata a medico – chirurgo “vero” con tanto di timbro e firma dello stesso.
La perquisizione effettuata dai Carabinieri presso il domicilio dei due indagati, consentiva non solo di riscontrare la presenza di un vero e proprio laboratorio all’interno dello stabile, ma anche di una sala d’attesa per i pazienti, una trentina di cartelle contenenti i dati di persone recatesi presso di loro ed assistite nonché, riscontro più importante, ritrovare formulari ancora in bianco riportanti timbro e firma del professionista dalla cui denuncia l’indagine aveva preso il via.
I pazienti certificati sono risultati essere di tutte le età e con le più svariate patologie, tra le quali purtroppo anche qualcuna oncologica nel frattempo venuta a mancare. I due coniugi essenzialmente prescrivevano rimedi farmacologici e naturali, esami diagnostici, nonché apparecchiature per la somministrazione di onde elettromagnetiche e prodotti galvanici che venivano date in comodato d’uso previa corresponsione di denaro contante, non fatturato, a giustificazione dell’aggiornamento dei software e delle visite effettuate.
L’uomo risulta avere a carico già due pendenze penali per esercizio arbitrario della professione sanitaria presso la Procura della Repubblica di Pordenone (anni 2012 e 2015).