JESOLO. Due giovani pieni di vita, ma con la testa ben salda sulle spalle e molti legati alle famiglie. Eleonora Frasson e Leonardo Girardi erano due giovani modello.
Si conoscevano da tempo e negli anni tra di loro era sbocciato un profondo sentimento d’amore. Eleonora e Leonardo erano fidanzati da cinque anni, sempre uniti, anche nel tragico destino che li ha colpiti l’altra notte.
Eleonora Frasson viveva in via Roma, dietro l’ex farmacia Pilla, vicino alla rampa che porta al ponte della Vittoria. Lascia il padre Luca, operaio, la madre Letizia Bellese e il fratello maggiore Thomas, conosciuto grafico. Eleonora era molto legata alla sua famiglia, in particolare al fratello, e aveva un rapporto speciale anche con le due nonne, Nirvana Striuli e Lina Granzotto. Aveva 22 anni e, dopo aver studiato ragioneria all’istituto Alberti, da un paio di anni aveva trovato lavoro nello studio Marigonda a San Donà. Si occupava dei rapporti con la clientela e di contabilità. Chi ha conosciuto Eleonora, la ricorda come una ragazza piena di gioia e di voglia di vivere, ma anche con la testa sulle spalle.
Una ragazza molto tranquilla, non amava andare in discoteca, frequentava più volentieri i locali del paese. Eleonora era molto legata a Giorgia Diral, l’unica ragazza superstite del drammatico incidente. Anche Giorgia è di Musile, anche se i suoi genitori sono molto conosciuti pure a Noventa, dove gestiscono il ristorante il Burcio. «Eleonora e Giorgia erano amiche del cuore.
Sembravano quasi due gemelle, erano uguali anche nel modo di esprimersi e di fare», raccontano gli amici. Ieri, nell’abitazione di via Roma in cui viveva Eleonora Frasson, è stato un via vai di amici e parenti. Sembra che la madre della giovane avesse avuto una sorta di presentimento della tragedia, come solo una madre può percepire. La donna aveva saputo dell’incidente su internet ed era preoccupata, perché la figlia non rispondeva al cellulare. Poi è arrivata la tragica conferma, tramite una chiamata della madre del fidanzato Leonardo.
«Eleonora e Leonardo erano entrambi molto giovani. Mia sorella era una ragazza tranquilla, molto attaccata a tutta la nostra famiglia, alle nonne in particolare, ma anche agli zii e nipoti», racconta il fratello Thomas Frasson, che ha voluto rivolgere un pensiero e un ringraziamento ai giovani che hanno cercato, purtroppo invano, di salvare la sorella e il fidanzato.
Leonardo Girardi, che aveva solo pochi mesi di differenza d’età rispetto alla fidanzata, era figlio unico e viveva sempre a Musile, ma in via Giotto. Leonardo aveva frequentato l’istituto professionale Ipsia Scarpa-Mattei di Fossalta. Anche lui aveva trovato lavoro all’Outlet di Noventa, proprio come Giovanni Mattiuzzo e, in precedenza, Riccardo Laugeni.
Leonardo era impiegato attualmente come commesso nel negozio del marchio Calvin Klein, mentre in precedenza aveva lavorato nel punto vendita di abbigliamento Tommy Hilfiger. Lascia la madre Milena Smaniotto e il madre Massimo, che insieme al fratello aveva gestito in passato un concessionario di macchine usate e veicoli lungo la Triestina, alle porte del paese. Mentre attualmente lavora in un’azienda del trevigiano. «Leonardo era un ragazzo solare, sempre con il sorriso», racconta un’amica, «era un ragazzo di poche parole, ma buone. Sapeva sempre trovare la cosa giusta da dire al momento giusto. Era molto buono ed educatissimo».
Quella di Leonardo ed Eleonora, ma anche degli altri ragazzi coinvolti nell’incidente, era una compagnia affiatata. In molti erano cresciuti insieme. Un bel gruppo di amici, tutti con i piedi per terra, con tanta voglia di vivere e le ambizioni che contraddistinguono i giovani di quell’età. In segno di lutto, a Musile è stata subito annullata la “Notte da Lupi”, la storica pedalata notturna che si sarebbe dovuta tenere venerdì prossimo, 19 luglio. Ideatore e organizzatore dell’evento è Angelo Striuli. Eleonora è sua nipote. «Quattro vite spezzate a poco più di vent’anni, quattro ragazzi del paese o legati al paese. L’emozione è troppo forte», racconta Striuli, «è una disgrazia e si fa fatica a trovare le parole per esprimerle. Siamo tutti disperati». —