Strage di Jesolo, chi erano i quattro giovani morti nello schianto
Eleonora Frasson, Leonardo Girardi, Riccardo Laugeni e Giovanni Mattiuzzo, tutti di 22 anni, erano ragazzi di Musile di Piave

JESOLO (Venezia). Eleonora Frasson, Leonardo Girardi, Riccardo Laugeni, e Giovanni Mattiuzzo, tutti di 22 anni, sono morti annegati, imprigionati nell'auto su cui viaggiavano, uscita di strada nel cuore della notte e finita in un canale in via Adriatico a Jesolo. Tutti ragazzi di Musile di Piave. Come di Musile è anche Giorgia Diral, 22 anni, l'unica uscita viva dalla piccola Ford Fiesta su cui viaggiavano i ragazzi. Ecco chi erano i quattro ragazzi che hanno perso la vita nel tragico schianto di domenica notte.
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ELEONORA E LEONARDO, FIDANZATI DA 5 ANNI
Due giovani pieni di vita, ma con la testa ben salda sulle spalle e molti legati alle famiglie. Eleonora Frasson e Leonardo Girardi erano due giovani modello. Si conoscevano da tempo e negli anni tra di loro era sbocciato un profondo sentimento d'amore. Eleonora e Leonardo erano fidanzati da cinque anni, sempre uniti, anche nel tragico destino che li ha colpiti l'altra notte. Eleonora Frasson viveva in via Roma, dietro l'ex farmacia Pilla, vicino alla rampa che porta al ponte della Vittoria. Lascia il padre Luca, operaio, la madre Letizia Bellese e il fratello maggiore Thomas, conosciuto grafico. Eleonora era molto legata alla sua famiglia, in particolare al fratello, e aveva un rapporto speciale anche con le due nonne, Nirvana Striuli e Lina Granzotto. Aveva 22 anni e, dopo aver studiato ragioneria all'istituto Alberti, da un paio di anni aveva trovato lavoro nello studio Marigonda a San Donà. Si occupava dei rapporti con la clientela e di contabilità.
Chi ha conosciuto Eleonora, la ricorda come una ragazza piena di gioia e di voglia di vivere, ma anche con la testa sulle spalle. Una ragazza molto tranquilla, non amava andare in discoteca, frequentava più volentieri i locali del paese. Eleonora era molto legata a Giorgia Diral, l'unica ragazza superstite del drammatico incidente. Anche Giorgia è di Musile, anche se i suoi genitori sono molto conosciuti pure a Noventa, dove gestiscono il ristorante il Burcio.
«Eleonora e Giorgia erano amiche del cuore. Sembravano quasi due gemelle, erano uguali anche nel modo di esprimersi e di fare», raccontano gli amici. Ieri, nell'abitazione di via Roma in cui viveva Eleonora Frasson, è stato un via vai di amici e parenti. Sembra che la madre della giovane avesse avuto una sorta di presentimento della tragedia, come solo una madre può percepire. La donna aveva saputo dell'incidente su internet ed era preoccupata, perché la figlia non rispondeva al cellulare. Poi è arrivata la tragica conferma, tramite una chiamata della madre del fidanzato Leonardo.
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«Eleonora e Leonardo erano entrambi molto giovani. Mia sorella era una ragazza tranquilla, molto attaccata a tutta la nostra famiglia, alle nonne in particolare, ma anche agli zii e nipoti», racconta il fratello Thomas Frasson, che ha voluto rivolgere un pensiero e un ringraziamento ai giovani che hanno cercato, purtroppo invano, di salvare la sorella e il fidanzato. Leonardo Girardi, che aveva solo pochi mesi di differenza d'età rispetto alla fidanzata, era figlio unico e viveva sempre a Musile, ma in via Giotto.
Leonardo aveva frequentato l'istituto professionale Ipsia Scarpa-Mattei di Fossalta. Anche lui aveva trovato lavoro all'Outlet di Noventa, proprio come Giovanni Mattiuzzo e, in precedenza, Riccardo Laugeni. Leonardo era impiegato attualmente come commesso nel negozio del marchio Calvin Klein, mentre in precedenza aveva lavorato nel punto vendita di abbigliamento Tommy Hilfiger.
Lascia la madre Milena Smaniotto e il madre Massimo, che insieme al fratello aveva gestito in passato un concessionario di macchine usate e veicoli lungo la Triestina, alle porte del paese. Mentre attualmente lavora in un'azienda del trevigiano. «Leonardo era un ragazzo solare, sempre con il sorriso», racconta un'amica, «era un ragazzo di poche parole, ma buone. Sapeva sempre trovare la cosa giusta da dire al momento giusto. Era molto buono ed educatissimo».
Quella di Leonardo ed Eleonora, ma anche degli altri ragazzi coinvolti nell'incidente, era una compagnia affiatata. In molti erano cresciuti insieme. Un bel gruppo di amici, tutti con i piedi per terra, con tanta voglia di vivere e le ambizioni che contraddistinguono i giovani di quell'età. In segno di lutto, a Musile è stata subito annullata la "Notte da Lupi", la storica pedalata notturna che si sarebbe dovuta tenere venerdì prossimo, 19 luglio. Ideatore e organizzatore dell'evento è Angelo Striuli. Eleonora è sua nipote. «Quattro vite spezzate a poco più di vent'anni, quattro ragazzi del paese o legati al paese. L'emozione è troppo forte», racconta Striuli, «è una disgrazia e si fa fatica a trovare le parole per esprimerle. Siamo tutti disperati».
GIOVANNI, LO SPORTING MUSILE RITIRA LA SUA MAGLIA
«Nessuno muore se continua a vivere nel cuore di chi resta. E tu quest'anno ci hai regalato emozioni incredibili, amicizia, il tuo splendido e incancellabile sorriso».
Sono le parole che i giocatori e i dirigenti dello Sporting Musile (società di calcio a 5) hanno tributato al loro compagno di squadra, Giovanni Mattiuzzo. La scomparsa del 22enne ha gettato nello sconforto, oltre ai familiari, anche il mondo dello sport. Lo Sporting Musile ha già annunciato che ritirerà la maglia numero 10, quella che Giovanni Mattiuzzo ha indossato nel corso dell'ultima stagione. *
Residente in via Bellini, felicemente fidanzato e pieno di amici, Giovanni Mattiuzzo aveva alle spalle una famiglia unita e di grandi lavoratori: lascia la madre Angela, la sorella Elisa e il padre Mario, autista di autobus dell'Atvo adesso in pensione.
In passato aveva studiato all'istituto Alberti di San Donà. Ora Giovanni Mattiuzzo lavorava all'Outlet di Noventa, dove aveva saputo farsi apprezzare fino a ottenere l'incarico di vice store manager (responsabile di negozio) presso il punto vendita del marchio di abbigliamento Refrigiwear.
Ma la grande passione di Giovanni era il calcio. All'inizio si era cimentato con il calcio a 11, giocando anche in prima squadra con il Passarella e l'allora Città di Musile. Poi gli impegni di lavoro e i postumi di un infortunio alla spalla lo avevano fatto avvicinare al mondo del calcio a 5, il cosiddetto calcetto. Era entrato a far parte dello Sporting Musile, società sorta la scorsa estate. Ed è stato subito un successo, con il team musilense che alla sua prima partecipazione ha vinto il proprio campionato provinciale Csi.
«Giovanni è stato uno dei migliori giocatori del campionato. Era uno dei punti fermi della squadra, tanto che il mister lo faceva giocare sempre. È stato uno degli artefici della vittoria finale», spiega il presidente Andrea Segato, «era un centrale, giocava davanti alla difesa e copriva tutto. Aveva iniziato insieme a noi l'avventura dello Sporting. Era un uomo spogliatoio. Un bravissimo ragazzo in campo, ma soprattutto nella vita».
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Pochi giorni fa Mattiuzzo era stato premiato in Consiglio comunale, insieme a tutta la squadra dello Sporting. Nel team musilense avrebbe dovuto giocare, nella prossima stagione, anche Riccardo Laugeni, un altro dei ragazzi morti nel tragico incidente. I compagni di squadra sono distrutti, ancora increduli. Avevano voluto che Giovanni indossasse la maglia numero 10, quella che si attribuisce all'uomo leader del gruppo.
«Come atleta Giovanni era forse il migliore, come ragazzo era ancora meglio», lo ricorda commosso l'allenatore Domenico De Caro, «era forse il migliore sia tecnicamente, che come determinazione nel voler raggiungere il risultato. Essendo di Musile, ha creduto fin da subito nel progetto. Sentiva l'orgoglio di essere del paese e di vestire quella maglia e lo ha dimostrato sempre in campo. Ha tenuto a far bene fin dal primo giorno e, quando siamo riusciti a vincere il campionato, era uno dei più felici». Era anche molto legato all'anziana nonna, che in questi giorni era passato a trovare.
RICCARDO E LA SUA PASSIONE PER IL CALCIO
Riccardo Laugeni aveva 22 anni ed era il fidanzato di Giorgia Diral, unica sopravvissuta all'incidente stradale di sabato notte lungo via Adriatico.Figlio del vice comandante della stazione carabinieri di San Donà, luogotenente Marco Laugeni, originario del Lazio, ma da decenni a San Donà dove era arrivato come vice brigadiere, era alla guida dell'auto, una Ford Fiesta, in cui hanno trovato la morte lui e altri tre amici di Musile, con la fidanzata Giorgia sola sopravvissuta.
Riccardo aveva lavorato all'outlet di Noventa, nel negozio di Calvin Klein, fino allo scorso febbraio. Aveva studiato al centro di formazione professionale del Don Bosco come elettricista così, appena si era presentata l'opportunità di lavorare nel suo settore, aveva colto subito l'occasione e lasciato il lavoro nel centro della moda di Noventa. Era andato a lavorare con rinnovato entusiasmo a Marghera, dove lavorava in un'azienda specializzata negli impianti frigoriferi per le navi e container. Era tornato al suo settore, la sua passione, un lavoro sicuro che gli dava molta soddisfazione.
[[(gele.Finegil.Image2014v1) Screenshot_2019-07-15 Riccardo, un nuovo lavoro e l’amore per il calcio .png]]
La sua passione era il calcio, tifoso del Venezia e giocatore lui stesso. Era un terzino che aveva giocato nella formazione del Città di Musile fino al 2016 e il prossimo anno sarebbe andato a giocare nello Sporting Musile di calcio a cinque.
Aveva già parlato con la società che lo attendeva forse già dopo l'estate. Ieri la curva del Venezia lo ha ricordato con commozione sulle sue pagine nei social. Gli amici lo descrivono come un ragazzo molto generoso e di compagnia. Sabato notte era lui che aveva accompagnato tutti gli amici prima a cena, al Grill Semiramide famoso per la carne, a circa 200 metri dal luogo dell'incidente, poi al lido in piazza Brescia, dove è in corso il Bobo Camp con le varie iniziative del campione Bobo Vieri, che ieri hanno ricordato anche il tragico incidente in cui hanno perso la vita i quattro giovani osservando un minuto di silenzio.
«Era un ragazzo eccezionale» hanno ricordato alcuni degli amici di San Donà e Musile che lo hanno conosciuto, «grande lavoratore, si dava sempre da fare.
[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Auto nel canale a Jesolo, forse giovedì a Musile funerali comuni per i 4 ragazzi]]
Teneva molto all'amicizia e voleva tanto bene a Giorgia con la quale formava una coppia bellissima». Ieri l'Arma dei carabinieri si è stretta attorno al dolore dei familiari di tutte le vittime di questa notte di sangue, una strade sulle strade.
Ai genitori di Riccardo, come a quelli di Eleonora, Leonardo e Giovanni e poi Brian. Il luogotenente Laugeni e la famiglia vivono da anni a San Donà e Riccardo era nato qui. Abitano con l'altra figlia di 17 anni, Ilaria, nell'appartamento messo a disposizione dalla caserma di via Carbonera. Una bella famiglia, molto unita e rispettata, come rispettato è il vice comandante Laugeni, sempre pronto ad aiutare i cittadini, disponibile e preparato. Per lui e la moglie, così come per la sorella di Riccardo, un colpo tremendo, durissimo .
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