Chioggia, il comitato No Gpl vara la linea dura
«Romea bloccata contro il deposito»: sala strapiena all’assemblea di venerdì dove sono mancati i rappresentanti del Comune: presto un vertice con il Porto
Elisabetta B. Anzoletti
CHIOGGIA. Blocco della Romea, catena umana attorno all’impianto, esposti alla Procura per danno temuto. Queste alcune delle idee emerse nell’assemblea di venerdì, indetta dal comitato No Gpl, per dare un ulteriore segnale della contrarietà della città per il deposito.
Malgrado il caldo soffocante e l’orario serale, la sala San Filippo Neri non è bastata a contenere i partecipanti che hanno fortemente polemizzato per l’assenza degli amministratori pubblici. Prima di raccogliere le proposte sulle azioni da mettere in campo, Roberto Rossi e Maria Rosa Boscolo del comitato hanno illustrato la situazione attuale.
La Costa Bioenergie il 22 maggio ha comunicato al ministero dello Sviluppo economico la fine dei lavori; la richiesta di proroga e la richiesta di collaudo.
«Già questo la dice lunga su come si muova la ditta», sostiene la Boscolo, «in due paginette hanno richiesto tre cose importanti, che meritavano documenti su documenti. Per la fine dei lavori di solito un direttore dei lavori invia tutto il progetto, così come quando si richiede un collaudo. Malgrado la proroga non sia stata concessa, la ditta per una settimana ha continuato a fare attività. Noi l’abbiamo segnalato e il 30 giugno il Mise ha inviato una lettera alla ditta per ribadire che non ci sono proroghe. Abbiamo anche capito che a Roma spesso non sanno nulla di quello che succede qui perché l’amministrazione comunale, al contrario di quello che si pensa, non ha alcun filo diretto con i “suoi” ministri».
Considerazioni che hanno indignato i presenti, già infastiditi per l’assenza degli assessori e dei consiglieri di maggioranza.
«L’arroganza della ditta si manifesta in ogni occasione», spiega Rossi, «oltre a pensare che il Mise certifichi fine lavori e collaudo con due paginette, si è anche permessa di chiedere all’Autorità di sistema portuale di anticipare le concessioni, dando per scontato che tutto andrà bene. Hanno chiesto le concessioni dei terreni, delle banchine nord e ovest e dello specchio acqueo per 10 anni. Abbiamo già inviato le nostre osservazioni e siamo in attesa di un incontro col presidente Pino Musolino».
Dal pubblico è stato chiesto con insistenza cosa stia facendo in questo momento l’amministrazione per contrastare la messa in esercizio.
«Abbiamo incontrato sindaco e vice un paio di settimane fa», spiega Rossi, «abbiamo insistito sulla necessità, ribadita anche dal Prefetto, che l’amministrazione si doti di un documento tecnico in vista del Piano di emergenza esterno (Pee) che confuti la relazione di sicurezza prodotta dalla ditta. Pare che dopo tanti tentennamenti il Comune sia pronto a farlo». In attesa dello studio la città intende muoversi. Qualcuno ha proposto di tempestare la Procura con esposti tutti uguali sul danno temuto, qualcun altro di sollecitare Anas a segnalare le ricadute sul traffico in Romea di 20 autobotti al giorno.
«Blocchiamo la Romea», ha suggerito uno dei presenti, «in piena estate, col traffico intenso, daremo un segnale forte». L’urbanista veneziano Carlo Giacomini ha suggerito di fare una catena umana nel raggio di 300 metri dall’impianto, la stessa distanza che la ditta ha indicato come limite massimo delle ricadute in caso di incidente. Nei prossimi giorni il direttivo del comitato valuterà l’ipotesi più significativa. —
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