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Islanders, condannati allenatori e giocatori: “Quei riti furono violenza sessuale di gruppo”

La Corte d’appello ribalta la sentenza di primo grado che aveva visto tutti assolti: 27 anni complessivi per i sette imputati

Francesco Furlan
2 minuti di lettura

VENEZIA. Tutti assolti in primo grado, tutti condannati in appello: 27 anni totali perché ritenuti responsabili di violenza sessuale di gruppo, per una serie di riti di iniziazione. E’ una valanga giudiziaria quella che investe la squadra di football americano degli Islanders Venezia.

Ieri la terza sezione penale della Corte d’Appello - presidente Alessandro Apostoli Cappello - ha sostanzialmente accolto le richieste del sostituto procuratore generale, condannando a 4 anni cinque giocatori della squadra (Giancarlo Serio, 40 anni di Mestre, Marco Grinzato, 29 anni di Mestre, Giacomo Canal, 30 anni di Mogliano, Claudio Pavanello, 45 anni di Mestre, e Stefano De Giorgi, 42 anni di Martellago), e un allenatore (Tommaso Canuto, 52) mentre l’altro allenatore, Stefano Brutesco, 54 anni, è stato condannato a 3 anni.

Per tutti è scattata anche l’interdizione dai pubblici uffici, mentre per la parte civile è stato previsto un risarcimento di 35 mila euro. I sette ora rischiano anche il carcere. «Questa sentenza per noi rappresenta», dice l’avvocato di parte civile, Gabriele Annì, «una soddisfazione che ci deriva dall’impegno che ci abbiamo messo in questi anni a far emergere la verità su questa vicenda».

L’episodio risale al giugno del 2011. La squadra stava tornando a Mestre dopo una trasferta a Trieste per la partita. La vittima, un veneziano che all’epoca aveva vent’anni, quel giorno era per la prima volta sceso in campo con la divisa degli Islanders.

Durante il viaggio in pullman la violenza sessuale di gruppo nei confronti del compagno. Un rito di iniziazione che - ha stabilito la corte d’appello - si configura come una vera e propria violenza sessuale di gruppo, mentre per i condannati si trattava di una semplice goliardata.

Il ventenne, dentro quel pullman, sarebbe stato costretto a subìre alcuni “riti” per l’ingresso nella squadra. Ognuno con il suo nome. Il “rito della frutta” lo ha visto correre nudo lungo il corridoio del pullman mentre i compagni lo colpivano, anche con le mazze da baseball in plastica; nel “rito della covata” invece la vittima stava ferma, mentre i compagni gli appoggiavano il sedere nudo sul viso.

C’era poi il “rito dell’investitura”, durante il quale i compagni condannati gli appoggiavano il pene sulla testa e sulla spalla. E infine c’era il “rito della mungitura” dei genitali.

Sceso dal pullman sconvolto, il giovane era andato al pronto soccorso dove erano state refertare le lesioni. In apertura del processo, la vittima si era costituita parte civile con l’avvocato Gabriele Annì, chiedendo un risarcimento di un milione: da quell’episodio è rimasto segnato e aveva dovuto seguire un percorso psicoterapeutico. Nel processo di primo grado la procura, rappresentata dalla pm Lucia D’Alessandro, aveva ritenuto i sette tutti responsabili di violenza sessuale di gruppo, percosse, lesioni personali, violenza privata, tutti in concorso, chiedendo 29 anni di condanna. Ma il tribunale collegiale, presieduto dal giudice Sara Natto, aveva assolto i 7 imputati.

Dopo l’appello presentato dalla procura per la riforma della sentenza, ieri è arrivata la decisione della Corte d’Appello, le cui motivazioni saranno rese note tra 90 giorni. La linea seguita fin dall’inizio dalla difesa è stata quella della goliardata, non certo della violenza sessuale di gruppo sul giovane compagno, evidenziando peraltro che i fatti contestati erano avvenuti di fronte ad altre persone, a conferma del fatto che si trattasse di una goliardata.

«La sentenza di primo grado mi sembrava equilibrata», commenta l’avvocato Tommaso Bortoluzzi, che difende i due allenatori, Brutesco e Canuto, «la condanna è pesante, un reato per il quale non sono previsti riti alternativi se non dopo un anno. Aspettiamo di leggere le motivazioni, poi ci muoveremo». Per il ricorso in Cassazione. Da parte sua per il momento la società degli Islanders Venezia preferisce non commentare. —


 

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