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Nel blog di Nino Baldan 150 attività scomparse «Per non dimenticare»

Commesso di 36 anni, nei ritagli di tempo cataloga le chiusure dal 2014 «Voglio ricordare, perché la città in cui sono cresciuto non c’è più»

Eugenio Pendolini
2 minuti di lettura

la storia

È la nostalgia il filo conduttore del blog di Nino Baldan. Racconta il suo “esilio” a Venezia, la città dove è nato, dove è cresciuto. E che non riconosce più. A partire dalle sue vetrine, che cambiano col ritmo infernale di una girandola. Ne ha segnalate 150, a partire dal 2014. Solo una piccola parte di tutte le attività scomparse, quella per lui più significativa perché legata a ricordi d’infanzia. Così, per ciascuna insieme a una foto ne ha raccontato storia, aneddoti, trasformazioni. Ricordi da annotare, conservare, per una città che non vuole perdere i pezzi.

Veneziano, 36 anni, Nino Baldan ha sempre avuto il pallino di raccontare i fatti che lo circondavano. Al liceo Cavanis era una delle prime firme del giornalino scolastico. Poi la laurea in tecnica artistica dello spettacolo, e le esigenze della vita che ti portano altrove. Negli anni, cambia lavoro più volte: prima cameriere e oggi commesso in centro storico. Ma nei ritagli di tempo, la notte o in battello, quella sua passione gli è rimasta.

«Nel cellulare ho un file sempre aggiornato, quando mi viene uno spunto inizio a scrivere», confida. E così, nel 2014 nasce questa ricerca. Crea il suo blog (www.ninobaldan.com), con varie rubriche di sport e musica. Tra queste, “Attività veneziane scomparse”. A metà maggio, la quindicesima e ultima puntata. Con questa premessa: «Ogni carrellata è sinonimo di altri 10 frammenti della nostra memoria che non esistono più. In maniera forse ottimistica immaginavo che il peggio fosse passato, che Venezia avesse raggiunto un equilibrio fisiologico tra attività turistiche e per residenti. Che non avremmo, in pratica, perso altri pezzi». E invece… Tra le ultime catalogate da Baldan c’è, ad esempio, la cartoleria Marina in calle lunga santa Maria Formosa. Dalla parete di giocattoli ai cartoncini colorati per le ricerche di scuola fino ai gessetti per scrivere sui masegni, sono i ricordi d’infanzia a tracciarne il profilo. «La cartoleria Marina è sempre stata sulla bocca di genitori e bambini» scrive «ora c’è un negozio di abbigliamento».

A poca distanza, sempre a Cannaregio, l’ormai ex fiaschetteria Toscana diventata Burger King. Baldan ne ripercorre la storia, iniziata nell’800 come rivendita di vini e trasformatasi in ristorante a partire dal ’56. «Lo ricordo» racconta nel blog «come uno dei luoghi dove la famiglia si riuniva in occasione di battesimi, comunioni e cresime: un folto numero di zie, zii e cugini si sedeva attorno a un lungo tavolo al piano superiore. Obiettivo: un pranzo di pesce del quale, per numero e qualità delle portate, si sarebbe parlato per settimane». Fino a quel numero, 150, l’ultima attività segnalata nel blog: Vino e…Vini, in salizada del Pignater alla Bragora dove, per solidarietà in vista dell’imminente chiusura, veniva ad acquistare una bottiglia quando capitava. Nel suo reportage, oltre ad attingere ai ricordi personali, Baldan spiega di essere andato a parlare con gli anziani residenti, di aver cercato fonti storiche. Con lo scopo di lasciare una traccia, prima che la memoria si dissolva una volta per tutte.

«Si vede a colpo d’occhio, la città in cui sono cresciuto» conclude «non c’è più, se non per il suo nome. Rimangono ricordi, da conservare gelosamente». Per far sì che la nostalgia non si trasformi in rassegnazione. —

Eugenio Pendolini



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