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Capitanio, scuola materna verso la chiusura e genitori disperati

La Fism cerca una soluzione, sessanta le famiglie coinvolte: «Allucinante il modo in cui siamo stati informati». Dipendenti Cif senza stipendio da mesi. L’ipotesi di coinvolgere le scuole vicine

Eugenio Pendolini
2 minuti di lettura

VENEZIA. Da un lato, sessanta genitori preoccupati per la chiusura di una materna arrivata come un fulmine a ciel sereno. Che, dicono, provocherà una riorganizzazione della gestione familiare e uno sconquasso nei piccoli studenti.

Dall’altra, la Fism che si dice pronta a tutto pur di salvare classi e maestre e prepara un incontro con l’ente gestore e il Comune di Venezia. Scoppia la polemica a distanza di un giorno dall’annuncio della chiusura della scuola paritaria Bartolomea Capitanio, gestita dal Cif (Centro italiano femminile). In prima linea, ci sono i genitori che si dicono allibiti per una comunicazione arrivata all’improvviso giovedì sera.

«Ci pare allucinante», fanno sapere, «che una scuola con tre sezioni, di cui una con un progetto bilingue, e 60 bambini possa chiudere dall’oggi al domani.

Appena un mese fa era passato il Patriarca Francesco Moraglia in visita pastorale e nell’incontro aveva sottolineato il ruolo e l’importanza delle scuole paritarie come la Capitanio. Ma ci domandiamo: era al corrente della situazione? Possibile che non sapesse delle pessime condizioni economiche del Cif? La Capitanio era stata scelta sicuramente per la competenza delle maestre, per l’offerta formativa proposta, per i suoi ampi spazi, ma anche per la sua ubicazione».

Puntando l’indice contro l’ente, chiedono che qualcuno si faccia carico della gestione e che i bambini non perdano maestre e amici: «Bisognerebbe fare di tutto per proteggerli, soprattutto in una città come Venezia che perde quotidianamente residenti». Richieste che ribadiranno martedì prossimo, in un incontro con l’assessore Paolo Romor.

Alla base della decisione ci sono ragioni economiche. I tredici dipendenti, tra ausiliari, insegnanti e direttivo, da due mesi e mezzo non ricevono lo stipendio. La scuola, nata nel 1917, ha assicurato l’apertura per il prossimo anno scolastico (2019/2020), ma senza l’apporto delle insegnanti in servizio.

Anche Giada Orlandini, direttrice dell’istituto, conferma la situazione di difficoltà, precipitata nell’ultima settimana.

«Ci è stato detto il 21 maggio che, oltre ai due stipendi arretrati, saremmo stati pagati soltanto per i nove giorni rimanenti. Abbiamo chiesto un incontro urgente con i genitori proprio perché non potevamo garantire il servizio per il prossimo anno».

E proprio per garantire il futuro della scuola, in queste ore la Fism si sta rimboccando le maniche. Sono tre, fa sapere Stefano Cecchin (presidente regionale), le ipotesi più concrete al momento: accordarsi per la stessa sede, cercare una nuova struttura o trovare una soluzione tampone. Quest’ultimo caso vedrebbe il coinvolgimento delle tre scuole vicine (Giustinian, Dorotee e San Francesco di Sales).

«A inizio settimana», dice Cecchin, «incontreremo il Comune, le lavoratrici e Cif per capire la situazione. Entro fine giugno dovremo trovare la quadra». La chiusura della Beata Capitanio arriva in contemporanea con la privatizzazione dell’asilo comunale Conchiglia, già chiuso un anno fa per carenza di iscrizioni. —


 

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