«Mia figlia è terrorizzata, non esce più. La città in balìa di una banda di delinquenti»
Lo sfogo del padre di una giovane ferita. Un testimone racconta: «Venti ragazzini scatenati con calci, pugni e bottiglie di vetro»
Carlo Mion ed Eugenio Pendolini
«Li devono prendere prima possibile. Non è accettabile che una città sia ostaggio di questi delinquenti. Mia figlia è terrorizzata, non vuole più uscire di casa». Si sfoga così il padre di una delle ragazze rimaste ferite sabato sera durante l’aggressione in campo San Giacometo. La giovane è rimasta ferita mentre passava per caso di lì. Si è trovata in mezzo al lancio di bottiglie. «Qui alla fine ci scappa il morto. A tanti miei amici stranieri dicevo sempre che Venezia è una città sicura, che puoi tornare a casa anche alle 3 di notte da solo e non succede nulla. Non è più così». Un altro padre ieri è andato dalla polizia a sporgere denuncia.
L’aggressione di sabato sera è stata di una brutalità assoluta. Lo racconta un testimone diretto: è bastata una risposta a brutto muso per accendere la miccia. Una violenza inaudita, quasi una “caccia all’uomo”. Pugni, calci, bottiglie di vetro in frantumi e sangue. E, sempre secondo chi frequenta abitualmente la zona dell’Erbaria il sabato sera, le risse sarebbero ormai abituali. Lo spiega R.F., 32 anni, residente nei dintorni di Rialto. Sabato notte, diretto a casa, è fermo in compagnia di un amico quando assiste alla rissa. «Ho sentito prima urlare – racconta - quindi ho alzato lo sguardo e ho visto il gruppo numeroso di ragazzini. Saranno stati almeno una ventina, parlavano italiano ma si capiva dall’inflessione che qualcuno non era nato qui. Infatti aveva un accento dell’Est Europa».
Nella banda, secondo la Questura, ci sono stranieri di seconda generazione e italiani. Da mesi, hanno preso di mira bengalesi e cingalesi, coetanei e adulti. «Davanti a loro – continua il testimone - un gruppo di 5 persone, ragazzi e ragazze tra i 25 e i 30 anni». Sono cinque dei sei feriti soccorsi al termine della colluttazione. Portati in ospedale due di loro hanno riportato prognosi pesanti: un ragazzo per un colpo alla schiena 40 giorni; mentre una ragazza per una bottigliata in testa 15. Tutto nasce dalla richiesta di una sigaretta da parte di un minorenne verso uno degli aggrediti.
Dopo aver ricevuto un “no”, ne nasce una discussione. Secondo chi ha visto la scena, uno degli adulti rifila un colpo a uno dei minorenni. «A quel punto – continua – il gruppo è arrivato con le bottiglie in mano pronto a colpire forte». Scoppia la rissa, la folla si disperde lungo le calli antistanti e in ruga degli Oresi.
Il più bersagliato è il primo ad aver colpito il minorenne: «È caduto a terra – continua il testimone – e continuavano a colpirlo con calci violenti». Una delle due ragazze, invece, ha un occhio spaccato e inizia a perdere copiosamente sangue. Arrivano i primi poliziotti». Chiamano rinforzi, sul posto ci sono anche agenti fuori servizio. I primi due agenti cercano di inseguire gli aggressori scappati verso la Pescheria. Ma è tutto inutile, qualcuno grida contro la polizia. Chi ha visto la scena, racconta che alcuni residenti hanno urlano agli agenti di estrarre la pistola. Poi i soccorsi e altri agenti». Degli aggressori nessuna traccia. Ieri sono stati visionati i video delle telecamere di sicurezza. Le fasi dell’aggressione sono evidenti, come i volti di una parte dei protagonisti.—
Carlo Mion
Eugenio Pendolini
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