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’Ndrangheta, si è costituito Tobia De Antoni

Il 40enne accusato di estorsione si trovava in Polonia. Ora è ai domiciliari. Da venerdì iniziano le discussioni dei Riesami

Rubina Bon
1 minuto di lettura



Il gip Gilberto Stigliano Messuti aveva disposto gli arresti domiciliari nell’ambito dell’ultima maxi inchiesta sulla ’ndrangheta in Veneto, accogliendo la richiesta della pm Paola Tonini che lo accusa di estorsione con l’aggravante mafiosa. Ma lui, Tobia De Antoni, 40 anni, nato a San Vito al Tagliamento e residente a Fossalta di Portogruaro, al momento dell’esecuzione dell’ordinanza (era il 12 marzo scorso), era in Polonia, dove viveva. E quindi l’ordinanza non era stata eseguita. Ieri mattina De Antoni si è costituito alle autorità italiane e ora si trova agli arresti domiciliari. Sapeva che prima o poi sarebbero arrivati a lui, ha preferito anticipare i tempi. «Voglio affrontare tutto», avrebbe confidato. Difeso dall’avvocato Andrea Zambon, nei prossimi giorni De Antoni dovrà affrontare la prima fase del post esecuzione dell’ordinanza, ovvero l’interrogatorio di garanzia, che potrebbe svolgersi direttamente davanti al gip che ha firmato l’atto, nonostante la residenza dell’indagato farebbe ricadere l’interrogatorio sotto la giurisdizione del tribunale di Pordenone.

De Antoni è accusato di concorso nell’estorsione ai danni dell’imprenditore Stefano Venturin. «Io sto facendo il mafioso qua», una delle frasi intercettate dagli inquirenti nel corso delle indagini.

Quello di De Antoni non è comunque un nome nuovo alle cronache giudiziarie. A marzo dello scorso anno era stato condannato a 2 anni e 6 mesi per associazione per delinquere, truffa, falso nell’ambito del procedimento sulla truffa da 422mila euro alle Poste. Stando alle accuse, De Antoni, in concorso con altri, era riuscito a ottenere decine e decine codici fiscali intestati a persone inesistenti e con quelli, aggiungendo altra documentazione fasulla, era riusciti ad aprire 102 conti in altrettanti uffici postali di Veneto, Friuli, Lombardia, Emilia, Puglia e Basilicata. In 81 casi il gruppetto era stato in grado di ottenere prestiti da 4mila a 10 mila euro, avendo anche emesso assegni. Ora la nuova indagine, questa volta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia, che lo vede coinvolto.

verso i riesami

Per venerdì è stata fissata la prima discussione davanti al tribunale del Riesame di una istanza relativa alla maxi inchiesta sulla ’ndrangheta. I giudici analizzeranno la posizione dell’imprenditore mestrino Federico Semenzato, amministratore di fatto del colosso Segeco, difeso dagli avvocati Loris Tosi e Antonio Franchini. La Procura gli contesta un’evasione dell’Iva per 1,1 milioni di euro e un illecito guadagno dal riciclaggio per 1,6. Accuse, queste, che Semenzato ha respinto davanti al gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Ha presentato istanza di riesame anche l’avvocato Fabio Crea per gli imprenditori padovani Leonardo Lovo ed Adriano Biasion, entrambi in carcere, e per Domenico Nardella, ai domiciliari. L’udienza di discussione non è ancora stata fissata. —



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